Dopo i primi undici capitoli della Genesi, la Bibbia ci presenta Abramo come il padre della nazione israelitica. Inizialmente noto col nome di Abram אַבְרָם, egli partì da Ur dei Caldei, una città sumera della Mesopotamia.
Insieme a suo padre Terach, a sua moglie Sarai e a suo nipote Lot, Abram giunse a Carran, un centro commerciale nel nord della Siria.
La storia di Abramo
Qui morì suo padre e qui Dio gli ordinò di partire per Canaan: Il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò,
Gen 12,1-2
renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione».
In un periodo di carestia, Abram andò prima in Egitto e poi nel Negheb. Alla fine egli si stabilì nella pianura vicino a Ebron, dove gli fu confermato in rivelazione che la sua partenza da Ur dei Caldei fu un atto provvidenziale:
E gli disse: «Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese».
Gen 15,7
Siccome Sarai era sterile, Abram ebbe dei rapporti sessuali con la sua serva Agar, la quale partorì Ismaele. Poi però, quando Abramo aveva novantanove anni e Sarai novanta, Dio concesse loro un figlio. Fu allora che Abram ricevette un nuovo nome (אַבְרָהָם avraham = “padre di una moltitudine”) e Sarai ricevette il nome di Sara (שָׂרָה sarah = “Principessa”).
Quando nacque Isacco, su istigazione di Sara, Abramo cacciò via Agar e Ismaele. Durante questo periodo Dio fece un’alleanza con Abramo simboleggiata dalla circoncisione:
Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi.
(Gen 17,11)
Successivamente Dio provò la fede di Abramo ordinandogli di sacrificare suo figlio Isacco (יִצְחָק – “riderà”), dicendogli di fermarsi solo un istante prima.
La storia di Isacco
Quando Isacco diventò grande, Abramo inviò un servo ai suoi parenti in Ebron per trovargli una moglie, il quale tornò con Rebecca (Rivqah רִבְקָה֙). In seguito Dio rispose alle preghiere di Isacco e gli concesse due gemelli (Esaù – Eshau עֵשָׂו e Giacobbe – Ya’aqov יַעֲקֹב da una radice che significa “calcagno”).
Giacobbe acquistò il diritto di primogenitura che apparteneva al fratello offrendogli in cambio del cibo e con l’aiuto di sua madre si assicurò la benedizione di Isacco, infiammando così l’ira di Esaù.
La storia di Giacobbe
Fuggendo lontano dal fratello, Giacobbe viaggiò verso nord, verso Carran. Durante il viaggio ebbe una visione di una scala che saliva verso il cielo. Udì Dio che gli parlava, promettendogli che la sua discendenza avrebbe ereditato e riempito la terra (Gen 28,12-14). Dopo l’arrivo a Carran, Giacobbe lavorò vent’anni come pastore per suo zio Labano.
Poi sposò le figlie di Labano, Rachele e Lea; esse e le loro serve (Bila e Zilpa) gli diedero dodici figli e una figlia. Alla fine Giacobbe fece ritorno a Canaan. Durante il viaggio combatté con un misterioso personaggio presso il guado del fiume Yabbok, un affluente del Giordano, allorché Dio gli diede un nuovo nome, “Israele”:
«Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora.
Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.
Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?».
Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!».
Gen 32,25-28
Giacobbe fu poi accolto da Esaù, ma poi i due fratelli si separarono. Giacobbe visse a Canaan finché uno dei suoi figli, Giuseppe (יוֹסֵף – “che aumenti, diventi numeroso”), ordinò che lui e la sua famiglia scendessero in Egitto, dove morì all’età di 147 anni.
La storia di Giuseppe
La storia dei tre patriarchi è seguita dal racconto su uno dei figli di Giacobbe, Giuseppe. Quand’era ancora un ragazzo, Giuseppe ricevette una tunica dalle larghe maniche come segno della predilezione del padre per lui. Con i suoi fratelli egli pascolava le greggi del padre a Sichem, mandandoli su tutte le furie quando raccontò i sogni in cui essi si inginocchiavano davanti a lui.
Di fronte ad una simile presunzione, essi complottarono la sua morte. Tuttavia Ruben, uno dei fratelli, li convinse ad attendere ed un altro, Giuda, suggerì loro di non ucciderlo, ma di vendere Giuseppe come schiavo.
Alla fine, Giuseppe fu preso come schiavo e portato in Egitto; i suoi fratelli intinsero il suo vestito nel sangue di un capretto, dicendo a Giacobbe che egli era stato sbranato da un animale selvatico. In Egitto Giuseppe fu uno dei servi della casa di Potifar, ma fu accusato falsamente dalla moglie di aver abusato di lei e gettato in prigione.
Dopo un po’ di tempo fu rilasciato dal faraone regnante poiché doveva interpretare i suoi sogni; in seguito diventò il primo ministro dell’Egitto. In tempo di carestia, egli riuscì a far prosperare la nazione. Così, quando i suoi fratelli giunsero alla sua presenza per acquistare del grano, egli rivelò ad essi la sua identità, assicurando loro che tutta la vicenda fu guidata dalla provvidenza divina
Allora Giuseppe disse ai fratelli: «Avvicinatevi a me!». Si avvicinarono e disse loro: «Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi avete venduto per l’Egitto.
Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita».
(Gen 45,4-5)
Giuseppe morì all’età di 110 anni e la sua famiglia restò in Egitto, dove prosperarono.
L’inizio della schiavitù in Egitto
Quando però salì al potere un faraone “che non aveva conosciuto Giuseppe” (Es 1,8), gli ebrei furono impiegati come schiavi per la costruzione delle città reali di Pitom e Ramses. Secondo la Bibbia questo faraone dichiarò che tutti i figli maschi dovessero essere uccisi al momento della nascita:
«Allora il faraone diede quest’ordine a tutto il suo popolo: «Ogni figlio maschio che nascerà agli Ebrei, lo getterete nel Nilo, ma lascerete vivere ogni figlia».
Es 1,22
(Tratto da Dan Cohn-Sherbok, Atlas of Jewish History, Routledge 1994, pp. 4-8)