Gli autori biblici non perdevano mai di vista il mondo divino, anche mentre osservavano con sagacia il loro mondo, interpretandolo con immaginazione e abilità letteraria.
Gli esseri spirituali del cielo erano di particolare importanza, poiché gli abitanti della terra venivano definiti in larga misura confrontandosi con esssi. In Genesi 1-11, l’influenza degli esseri celesti è illustrata, in 1,26-27, dai concetti di “immagine (צֶלֶם) ” e “somiglianza” (דְּמוּת).
Esseri umani ed esseri celesti
Entrambi i termini sono una rappresentazione tridimensionale; hanno anche un significato specializzato legato al governo: l’immagine di un re che delimita il suo dominio sul territorio in cui si trova la sua immagine. “Immagine” e “somiglianza” evidenziano quindi la dignità intrinseca dell’umanità (somiglianza di Dio e dei figli di Dio) e il suo governo sui tre domini del cielo, della terra e del mare.
Il compito degli esseri umani è quindi analogo a quello degli abitanti del cielo. Se Genesi 1 sottolinea la parità degli abitanti dei due mondi, Genesi 2-3 illustra le differenze nella conoscenza e, per allusione, nell’immortalità. Quei capitoli raccontano cosa accadde quando la coppia cercò di appropriarsi di conoscenze destinate solo agli esseri celesti.
Impararono solo una cosa nuova: che erano nudi. Il tentativo della prima coppia di impossessarsi della conoscenza proibita fallì, ponendo fine alla loro vita nel giardino di Dio. Il cielo però non fu da allora del tutto inaccessibile, poiché Genesi 5,22-24 mostra che Enoch salì al mondo celeste: fu preso con gli esseri celesti.
Anche l’immortalità, non è destinata agli umani. In Genesi 6,1-4, i figli di Dio che si unirono alle donne umane, ma non riuscirono a trasmettere l’immortalità alla loro prole. Il “no” di Dio pose fine al loro progetto. Essi generarono figli, giganti leggendari ma non immortali.
I figli di Dio furono coinvolti nuovamente, quando “scesero” con Dio per confondere la lingua unica delle nazioni, in modo che cessassero di costruire e riprendessero il viaggio verso le loro terre.
Se Deuteronomio 32,8 (secondo la LXX) è correlato a Genesi 11,1-9, gli esseri celesti agirono anche per un certo interesse personale nel dividere le nazioni, poiché a ciascun essere celeste fu assegnata una nazione da governare e da cui ricevere onore:
Quando l’Altissimo diede alle nazioni la loro eredità,
quando separò i figli degli uomini,
egli fissò i confini dei popoli,
tenendo conto del numero dei figli d’Israele (nella LXX κατὰ ἀριθμὸν ἀγγέλων θεοῦ “secondo il numero degli “angeli di Dio” … )Dt 32,8
Occorre capire che la “separazione tra cielo e terra” non indica disinteresse da parte di Dio, ma piuttosto impegno per l’integrità e la bellezza distintiva di ciascun regno.
Il duplice mandato di Genesi 1,28
In linea generale, la prima parte del duplice mandato alla coppia in Genesi 1,28, “Siate fecondi e moltiplicatevi” è prominente in Genesi 1-6, mentre la seconda parte, “riempite la terra e soggiogatela”, con il suo focus sulla terra, è prominente in Genesi 10-11.
Tuttavia il duplice mandato non plasma solo Genesi 1-11, ma anche le storie dei patriarchi in Genesi 12-50, che si occupano principalmente di progenie e terra, e l’intero Pentateuco, i cui destinatari sono gli esuli senza terra preoccupati della loro sopravvivenza come popolo.
In secondo luogo, i capitoli 10-11 invitano i lettori a collocare il viaggio della famiglia di Abramo nel contesto della migrazione delle settanta nazioni verso le loro terre.
In 12,1 Dio dice ad Abramo di lasciare la sua terra e la sua famiglia per migrare verso una terra che Dio gli mostrerà. Il viaggio di Abramo è allineato a quelli delle nazioni. Un terzo scopo di Genesi 1-11 è individuare il giusto Noè come precursore di Abramo. Noè è stato il primo essere umano che Dio elesse e arruolò per la continuazione della razza umana.
Prima di Noè, sembrava che Dio affrontasse immediatamente e direttamente le malefatte degli umani, con risultati poco felici. Con Noè, viene stabilito per la prima volta un principio: gli umani devono svolgere un ruolo più ampio nella storia. L’elezione di Abramo diventa più comprensibile, perché Dio ha trovato un altro essere umano la cui fede e obbedienza recano benedizioni a tutto il gruppo.