Esegesi del primo racconto della creazione Gen 1,1-2,4a – (Creazione dal nulla?)

10 Febbraio 2022

TESTO EBRAICO:

בְּרֵאשִׁ֖ית בָּרָ֣א אֱלֹהִ֑ים אֵ֥ת הַשָּׁמַ֖יִם וְאֵ֥ת הָאָֽרֶץ׃ – bereshit bara’ elohim ‘et hashamayim we’et ha’arets

וְהָאָ֗רֶץ הָיְתָ֥ה תֹ֨הוּ֙ וָבֹ֔הוּ וְחֹ֖שֶׁךְ עַל־פְּנֵ֣י תְהֹ֑ום וְר֣וּחַ אֱלֹהִ֔ים מְרַחֶ֖פֶת עַל־פְּנֵ֥י הַמָּֽיִם׃ – weha’arets hayetah tohu wavohu wechoshek ‘al pene tehom weruach ‘elohim merachefet ‘al-pene hammayim

Genesi 1,1-2

TRADUZIONE:

In principio, ELOHIM creò il cielo e la terra

E la terra fu deserta e vuota e le tenebre sulla superficie dell’abisso e lo spirito di ELOHIM aleggiava sulla superficie delle acque

***

Creazione dal nulla?

La domanda che, di solito, la gente si pone davanti a questi due primi versetti è: si parla qui della creazione dal nulla? Oppure, Dio è semplicemente un Demiurgo, ossia ordina una materia pre-esistente?

Dal punto di vista filologico, questi due versetti potrebbero essere letti come un’insieme di piccole frasi a se stanti, oppure unite da una complessa sintassi, la cui proposizione principale si trova al v.3: «All’inizio, quando Dio creò il cielo e la terra … Egli disse … ». 

Del resto la prima parola – bereshit בְּרֵאשִׁ֖ית – può essere intesa sia come unita a ciò che segue: «Quando in principio Dio creò … », oppure come parola a se stante (a causa dell’accento disgiuntivo posto dai Masoreti sotto la parola: «In principio, Dio creò … ». 

Alcuni, per sostenere la prima interpretazione, citano l’inizio di Enuma elish che però corrisponde piuttosto all’ebraico nel giorno e non in principio. Tutto sommato, prendere i due versetti come un insieme di frasi accostate l’una all’altra, sembra la soluzione migliore.

In principio: l’inizio assoluto del tempo

Perciò, qui si parla dell’inizio di tutto, del tempo, dello spazio e di ciò che esso contiene. Tuttavia non si può ancora parlare di creazione dal nulla, perché si tratta di concetti elaborati nell’alveo della cultura greco-ellenistica, così come parzialmente riflessa nei libri dei Maccabei (2 Mac 7,28):

Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti (οὐκ ἐξ ὄντων ἐποίησεν αὐτὰ ὁ θεός – ouk ex onton epoiesen auta o theos);

tale è anche l’origine del genere umano.

Creare cieli e terra

Veniamo poi al verbo creare, in ebraico barà (בָּרָ֣א). Dio è sempre il soggetto delle 48 ricorrenze e in tutti questi casi il verbo non è mai usato con un complemento che introduce il materiale con cui Dio agisce. 

Ad onor del vero, ci sono cinque casi (1 Sam 2,23; Ez 21,24; Gs 17,15; Ez 23,47) dove barà significa piuttosto tagliare, separare, tranciare. Azioni che, comunque, sono presenti nel racconto della Genesi e che sono sempre attribuite a Dio.

Cielo e terra: si tratta di un espediente retorico ebraico per indicare che Dio creò ogni cosa esistente.

La terra era deserta e informe

La terra era deserta e informe. Così viene approssimativamente tradotta l’espressione tohu wavohu (תֹ֨הוּ֙ וָבֹ֔הוּ). Tohu (= ‘deserta’) ricorre 20 volte nella Bibbia ebraica ed indica un luogo desertico (cfr. per es. Dt 32,10) contraddistinto soprattutto dallo squallore.

In altri brani, esso è l’opposto della creazione (cfr. Is 45,18). Bohu (= ‘informe’) ricorre 3 volte nella Bibbia ebraica (cfr. per es. Ger 4,23) e si presenta sempre in coppia con tohu, indicando un panorama desolato, grigio e senza vita.

La versione greca della LXX, traduce aoratos kai akataskeuatos (ἀόρατος καὶ ἀκατασκεύαστος – alla lettera “invisibile e spoglio”) ricordando già il concetto del caos nella mitologia greca. Impossibile dire a cosa si alluda con questi due lessemi. Occorre, a mio avviso, leggere questi versetti nel loro insieme, per ricavare non dei concetti, ma delle immagini.

Le tenebre sull’abisso

Le tenebre erano sulla superficie dell’abisso. Le tenebre ricorrono sia nella mitologia fenicia che nella raffigurazione greca del caos. Esse stanno sopra l’abisso, in ebraico tehom (תְהֹ֑ום). Si tratta di un nome senza articolo, che potrebbe designare un nome proprio.

Perciò, è ben possibile che vi sia qui una reminiscenza di Tiamat, il caos dell’epopea di Enuma elish sconfitto dal capo degli dei, Marduk. Tuttavia, nel testo della Genesi, tehom è in parallelo con mayim (מַ֖יִם) – le acque – che vengono alla fine del versetto due. E comunque anche le acque ricorrono in Enuma Elish, sia anche nei testi egizi e fenici a designare l’elemento primordiale.

Lo spirito di Dio che aleggia

E lo spirito aleggiava sulla superficie delle acque. Il punto centrale e più controverso è il verbo tradotto con ‘aleggiare’, in ebraico merachèfet (מְרַחֶ֖פֶת).

Il dio sumero Enlil era raffigurato come un grande uccello che separa il cielo dalla terra. Potrebbe quindi trattarsi di una sorta del vento – ruach (ר֣וּחַ) – del caos, una specie di vento fortissimo che agitava le acque primordiali e tenebrose del creato ma non ancora ordinato.

Tuttavia, credo, che – come ho esposto nel mio libro La bibbia riscritta e commentata, non sia del tutto fuori luogo la traduzione covare. Giungiamo così ora a delineare l’immagine completa che scaturisce da questi due versetti, soprattutto dal secondo.

La terra, considerata come una piattaforma, era completamente sommersa da acque tenebrose. Lo spirito di Dio aleggiava – come un uccello – sulle acque gettando in essa i semi che si depositeranno sul fondo del mare … in attesa che la terra emerga per così germogliare.

Simone Venturini

Simone Venturini

Simone Venturini, nato a Fano, Biblista e Professore di Ebraico e Studi biblici è da sempre in prima linea nel settore della divulgazione e della formazione. Vive a Roma insieme alla sua famiglia ed ha ricoperto ruoli importanti nelle più prestigiose università e istituzioni pontificie di Roma. La sua mission è quella di dare alla gente gli strumenti indispensabili per approfondire la Bibbia e capire il senso della vita e della storia.

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