Lamech disse alle mogli:
«Ada e Zilla, ascoltate la mia voce;
mogli di Lamech, porgete l’orecchio al mio dire:
Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura
e un ragazzo per un mio lividoGenesi 4,23
Il cosiddetto canto di Lamech è in forte contrasto con il mood creato dai versetti precedenti. Insieme con lo sviluppo culturale e sociale c’è anche la crescita del male.
Questo piccolo brano – insieme al versetto seguente (v.24) – costituisce il centro di un racconto la cui cornice è costituita dai due annunci di nascita (vv. 20-22 e v. 25). È un canto selvaggio e descrive, dopo una apparente distrazione dal tema, il clima di crescente violenza sulla terra abitata dall’uomo.
Un piccolo segreto nascosto nel testo
La seconda parte del versetto presenta un problema lessicale. Si tratta di un parallelismo sinonimico, ossia di due frasi che si riprendono per formulare e rafforzare l’idea che si vuol dare. Tuttavia, al termine uomo (in Ebraico אִיש ‘ish) corrisponde il termine ragazzo (in Ebraico יֶלָד yèled) .
Ma tale corrispondenza non è caratteristica di un vero parallelismo. Ci si aspetterebbe, infatti, che ad uomo per esempio, corrispondesse figlio d’uomo (cfr. Nm 23,19 ed anche Sal 8,5).
Del resto, il confronto più lampante è la frase precedente, dove Ada e Zilla sono riprese col sinonimo mogli di Lamech. Il termine yeled, invece, copre un’ampia gamma di età.
Si tratta, sostanzialmente, di un metodo – stilisticamente un po’ maldestro – per dire come anche il più piccolo affronto fatto da persone di ogni età, viene ripagato con una violenza incredibilmente sproporzionata.
Il diluvio, che segna l’apice di questa sezione, non è causato dal peccato, ma dalla violenza (in Ebr. hamas חָמָס) che corrompe il cuore dell’uomo.