Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Genesi 1,20-23
28. Il verbo che viene usato per descrivere la prima forma di vita – שֶׁרֶץ “shèrets” – corrisponde assai bene all’italiano “pullulare”,
ossia a grandi quantità di piccolissimi esseri viventi, forse noi li chiameremmo micro organismi che si spostano come sciami sottomarini e che evolvono poi in esseri progressivamente più grandi, fino agli esseri marini via via più grandi e solitari.
Pesci e uccelli
L’autore immaginava la volta celeste come lo scenario azzurro in cui volavano gli uccelli. A dire il vero, non solo gli uccelli, ma qualsiasi altro essere dotato di ali, insetti compresi. Fin qui, nulla di strano… poi, improvvisamente, l’autore dice che Dio creò “esseri mostruosi che abitano negli abissi marini”, questo più o meno significa la parola ebraica “tannìm”.
Se appena pronunciamo la parola “pesci” e “uccelli” immaginiamo subito forme e movimenti ben precisi, cosa pensiamo invece quando leggiamo “mostri marini”? Forse al mostro di Lochness, oppure al basilisco che viveva nei sotterranei della scuola di Howgarts? Qual è la differenza?
Risponderemmo che pesci e uccelli sono animali reali, mentre draghi e mostri marini o sotterranei sono animali mitici. E, come si sa, ciò che è mitico non è reale! Oppure, quando all’inizio si diceva che Dio creò tutto ciò che esiste, si intendeva forse qualcosa di più grande dell’universo conosciuto? S’intende forse ciò che si recita nel “credo”: creatore di tutte le cose, visibili ed INVISIBILI?
Luce e tenebre
Nel racconto originale in ebraico sono riconoscibili alcuni elementi di una trama nascosta e che rappresenta una dimensione nella quale il pianeta terra – e forse lo stesso universo – è inserito. Il “cielo” è la volta azzurra che sta sopra la terra, ma anche l’abitazione di Dio (per es. Giobbe 41,10; Salmo 10,4 e Salmo 114,3).
La “luce” è quella del sole, ma anche l’essenza stessa di Dio (per es. Salmo 103,2); le “tenebre” sono quelle della notte, ma anche quelle del maLe (e del maRe) (per es. Isaia 29,15; 42,7; 49,9); le creature sono quelle visibili e che abitano il pianeta, ma anche i “mostri marini” che abitano gli abissi del mondo e … dell’animo umano.
Essi infatti rappresentano le nostre peggiori paure, quelle che si annidano negli angoli più remoti del nostro cuore e che agitano le nostre notti, abitando forse quel mare gigantesco e pauroso che, di tanto in tanto, ruggisce e cerca di invadere il nostro habitat. Una dimensione, tutta interiore, quindi, che tuttavia collude e sconfina in un altro mondo, sinistro e pauroso …
La Bibbia però è molto chiara in merito: i mostri marini che abitano i sottofondi marini più impenetrabili, sono stati creati da Dio, sono sotto il suo potere, insieme alle nostre angosce e paure più nascoste.
Anzi, si dice molto di più, cioè che queste creature/paure abissali sono cosa buona, ossia corrispondono misteriosamente al suo volere, perché anch’esse ci ricordano quanto siamo fragili e quanto abbiamo bisogno di appoggi saldi e sicuri per esistere nel caos in cui questo triste mondo ha deciso di precipitare … ma la vita, con la sua forza, vince su tutto e su tutti, perché risponde all’invito ancestrale di riprodursi costantemente ed abbondantemente in tutte le forme e specie volute da Dio.