Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse
Genesi 2,15
Questo era il compito di Adam, l’essere creato da Dio a sua immagine e somiglianza (Gen 1,26-28); l’essere che respirava la stessa “aria” di Dio (Gen 2,7). Qui Adam non rappresenta un singolo uomo, ma l’intera umanità a cui viene affidato il compito di “coltivare e custodire” il giardino dell’Eden.
Cos’è il lavoro umano?
Questi due verbi – coltivare e custodire – spiegano quale sia la natura del lavoro umano. Non si tratta solo di faticare per guadagnarsi il pane, né di un’attività fine a se stesso, priva di ideali e di motivazioni.
I due verbi, in Ebraico, dicono invece che il lavoro umano è un vero e proprio atto di culto a Dio (in Ebr. עָבַד avàd – “coltivare”); il lavoro umano è l’osservanza di un precetto preciso dato da Dio, il compimento di una missione da lui affidata (in Ebr. שָׁמַר shamàr – “custodire”). Non qualche lavoro, ma ogni lavoro ha queste caratteristiche intrinseche stabilite da Dio, fin dalla creazione.
Forse molti di noi avranno certamente delle obiezioni da fare. A parte qualche fortunato, la maggior parte delle persone non si alza la mattina così entusiasta di andare al lavoro. Soprattutto oggi, quando molti giovani sono costretti a fare lavori sottopagati e frustranti.
Il lavoro: un atto di culto a Dio a condizione che …
Esiste, però, la possibilità di fare del proprio lavoro, qualsiasi esso sia, un vero e proprio atto di lode a Dio. Ossia, qualcosa di piacevole, che non sfibra e non innervosisce. Il segreto consiste nel vivere, su questa terra, in una situazione esistenziale che può essere definita “paradisiaca”, ossia simile a quella di Adamo nel giardino dell’Eden. Di cosa si tratta?
L’uomo che confida in Dio, che si fida di lui e che riconosce la propria estrema fragilità, la caducità della vita, le proprie contraddizioni è un uomo sereno e felice.
Una persona che riesce a dare il giusto valore a qualsiasi cosa faccia, senza esagerazioni e, soprattutto, senza sostituire Dio con ciò che fa ogni giorno.
Il malessere che proviamo ogni giorno, recandoci al lavoro, è spesso – non sempre ovviamente – legato alle nostre infinite aspettative. Magari abbiamo un impiego onesto, che ci permette di mantenere la famiglia, ma vogliamo di più, sempre di più … ecco che si genera la frustrazione e l’insoddisfazione.
Ricorda che puoi entrare in qualsiasi momento nel tuo giardino dell’Eden: rinunciando ad enfatizzare tutto ciò che vivi, ponendo invece tutto nelle mani di Dio e ritrovano così la serenità perduta.