Così narra la Bibbia:
Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì.
Gen 3,22
La nudità di Adamo ed Eva
La Bibbia parla della ‘nudità’ di Adamo ed Eva era sopportabile solo all’interno del rapporto con Dio nell’Eden. Qui infatti la nudità – in Ebraico עֵירֹם ‘erom – non è solo quella fisica, ma il simbolo della fragilità insita nella natura umana. Un essere umano senza veli e senza vergogna che non puntava gli occhi su se stesso, ma su Dio che lo aveva creato.
Dopo la trasgressione, ossia l’illusione di diventare come Dio, l’uomo si è scoperto invece nudo, per la prima volta. Ha scoperto cioè per la prima volta un’emozione che prima non conosceva: la vergogna.
La vergogna e il senso profondo della Bibbia
Uno stato d’animo ignoto ai bambini che guardano con fiducia ai genitori e che se ne sbattono del buonsenso. Una sensazione che invece regna tra i grandi e accende di rosso le guance non appena qualcuno in qualche modo deturpa la loro intoccabile immagine.
Una vergogna questa – ben diversa dal senso del pudore – che è innervata da una rabbia sempre pronta ad esplodere.
Il senso profondo di questa pagina della Bibbia è che la vergogna nasce dalla sensazione di essere poveri mortali, persone come tutti gli altri e perciò come qualcosa da mascherare da dissimulare attraverso un comportamento di segno opposto.
Si inizia così la folle corsa alla auto-divinizzazione, al diventare sempre più belli, sempre più forti, sempre più giovani… tentando di scalare l’olimpo degli dei.
La Bibbia parla di pelle emotiva?
Persone così diventano non solo pericolose per se stesse, ma anche per gli altri. Il nostro mondo, purtroppo, ne è pieno, basta fare un giro in palestra.
Una società, come diceva Hobbes il cui lugubre motto è homo homini lupus (=l’uomo è lupo all’uomo). Dio allora è costretto lui stesso a mascherare la fragilità dell’uomo, a proteggerla.
Sarà l’uomo stesso che, se vuole, sceglierà di rivelarla alle persone di cui più si fida, con cui è più intimo.
La Bibbia però sembra alludere a ciò che gli psicologi chiamano pelle emotiva, ossia a quella protezione che ci difende dagli attacchi dell’altro e tutela i confini della propria individualità.
L’uomo che diventa un dio
Nella società in cui tutti si sentono dèi bisogna purtroppo guardarsi alle spalle. Non si può essere ingenui, pena l’assalto e la sopraffazione vicendevole.
Gesù stesso disse che non si devono dare le perle ai porci (Matteo 7,6), per avvisare che le cose migliori di noi stessi non vanno manifestate e condivise con il primo che incontriamo per strada.
Certamente, sarebbe bello poter aver piena fiducia degli altri, aprendosi alla confidenza e all’intimità.
Ma ciò, purtroppo, non è più possibile. La Bibbia però dice che si può però tornare ad essere come bambini (cfr. Matteo 18,3) e le comunità cristiane dovrebbero essere il luogo dove tutti si aprono con fiducia e confidenza verso il prossimo.
Spesso, invece, le parrocchie diventano covi di vipere, dove regna la gelosia, l’invidia e l’insensibilità. Restano solo due contesti sociali in cui ci si può mostrare per ciò che si è: la famiglia e l’amicizia.
La Chiesa dovrebbe essere, infatti, una famiglia ed una compagnia di amici che adorano Dio e non l’uomo e i suoi progetti! Un’utopia? Certamente, ma almeno proviamoci!
La Bibbia è un codice tutto da decifrare, ma se lo facciamo, impariamo a vivere meglio e a dissimulare i progetti malefici di chi, soprattutto ora, crede di poter governare il mondo.