Il nome ebraico del libro delle Lamentazioni è אֵיכָה ‘ekàh, che significa “come” oppure “oh, come … !” (cfr. lamentazioni 1,1). Questa parola è la prima del libro e riflette il tono di lamento e dolore che permea l’intero testo.
La parola ‘ekah è una esclamazione di tristezza e sorpresa. È un grido di dolore, una lamentela profonda e struggente che riflette il senso di shock e disperazione del popolo di fronte alla distruzione di Gerusalemme e al dolore associato all’esilio in Babilonia.
Struttura del libro
Le Lamentazioni sono composte da cinque poemi o lamenti, ciascuno costituito da ventidue versi, eccetto il terzo che ne ha sessanta e sei.
La prima lettera dei versetti corrisponde all’ordine delle consonanti dell’alfabeto ebraico. Questa scelta stilistica contribuisce a conferire ordine e una certa monotona ripetitività a una lamentazione così struggente.
Da notare che il numero dei versetti – ventidue – riflette un alfabeto ebraico che non fa distinzione tra il suono sh e s della ש (shin).
I temi principali
Dolore per la Distruzione di Gerusalemme: Uno dei temi predominanti è il profondo dolore causato dalla distruzione di Gerusalemme. Le Lamentazioni descrivono il lutto delle persone, le mura della città abbattute e il Tempio distrutto.
Ah! come (‘ekah) sta solitaria
la città un tempo ricca di popolo!
È divenuta come una vedova,
la grande fra le nazioni;
un tempo signora tra le province
è sottoposta a tributo.1,1
Rimorso e Confessione: Il popolo esprime rimorso per i propri errori e riconosce che la catastrofe è anche una conseguenza delle loro scelte sbagliate. C’è una sincera confessione di colpa e un appello a Dio per la misericordia.
«Giusto è il Signore,
poiché mi sono ribellata alla sua parola.
Ascoltate, vi prego, popoli tutti,
e osservate il mio dolore!
Le mie vergini e i miei giovani
sono andati in schiavitù.1,18
Speranza e Consolazione: Nonostante il dolore, emergono segnali di speranza e consolazione. Il popolo si aggrappa alla fede nella bontà di Dio e nell’opportunità di un nuovo inizio dopo la purificazione.
Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
«Mia parte è il Signore – io esclamo –
per questo in lui voglio sperare».3,21-23
Data di composizione e autore
Le Lamentazioni furono probabilmente scritte poco dopo la distruzione di Gerusalemme nel 586 a.C. durante il regno di Nabucodonosor II e il periodo della cattività babilonese. L’autore tradizionalmente attribuito è il profeta Geremia, testimone oculare della catastrofe.
La tradizione ebraica attribuisce la scrittura del libro delle Lamentazioni al profeta Geremia, il quale è spesso considerato uno dei maggiori profeti dell’Antico Testamento.
La tradizione ebraica afferma che Geremia ha scritto questo libro come una lamentazione per la distruzione di Gerusalemme e la cattività in Babilonia, evento che egli aveva predetto nei suoi scritti profetici.
Alcuni studiosi ritengono invece che il libro delle Lamentazioni possa essere stato composto da più autori o che potrebbe essere il risultato di una tradizione orale che si è evoluta nel tempo.