Nella fase più cruciale e importante della storia d’Israele, quella in cui nacque il Pentateuco, più o meno nella forma in cui oggi lo conosciamo, gli ebrei vollero ricapitolare gli eventi che più hanno segnato la loro esistenza, come singoli e come popolo.
Nasce così l’ultimo libro del Pentateuco, il Deuteronomio. Esso deriva dal greco e significa “seconda legge” (Deuteronomion – Δευτερονόμιοv). Il nome ebraico – devarìm (דְּבָרִ֗ים ossia “parole”) – deriva invece, come gli altri nomi dei libri del Pentateuco, da una delle prime parole del libro): “Queste sono le parole che Mosè …” (Dt 1,1).
I tre discorsi di Mosè
Il libro è composto dai tre discorsi che Mosè pronunciò, nell’arco di una sola giornata, quarant’anni dopo dall’uscita dall’Egitto (Dt 1,3), a oriente del Giordano e, perciò, alle porte di Canaan.
Nel primo discorso (capp. 1-4,43) Mosè ricapitola tutte le fasi del viaggio attraverso il deserto, dopo l’uscita dall’Egitto e fino ai confini della Terra Promessa. Il discorso si chiude con l’ingiunzione ad osservare la legge del Signore – la Torah – come garanzia di sopravvivenza del popolo in Canaan (cap. 4,1-43).
Il secondo discorso (capp. 5-28,68) inizia con una nuova formulazione dei Dieci Comandamenti (cap. 5). Segue una piccola parte – capp. 6-11 – che rappresenta una raccolta di esortazioni a rispettare le leggi del Signore, sulla base di ciò che egli ha compiuto a favore d’Israele lungo il cammino nel deserto.
Inizia poi la parte centrale e più importante del Deuteronomio (capp. 12-26), chiamata solitamente “codice deuteronomico”, dove sono raccolte ed aggiornate le antiche leggi contenute nel “codice dell’alleanza” (Es 19-24), mentre se ne aggiungono di nuove.
Il discorso si chiude con una serie di benedizioni e maledizioni corrispondenti all’osservanza o alla non osservanza della leggi (Dt 28,1-68).
Il terzo discorso (capp. 28,69-30) inizia con l’informazione del luogo – il paese di Moab – in cui il Signore stabilì con Mosè la legge esposta nei capitoli precedenti (28,68). Segue una nuova rievocazione delle tappe dell’esodo, e le raccomandazioni ad osservare la legge, con relative benedizioni e maledizioni.
Infine i capp. 31-34 rappresentano gli ultimi atti della vita di Mosè e riferiscono anche della sua mor
Senza entrare nei dettagli, che illustrerò nelle parti seguenti del corso, possiamo dire qui che il Deuteronomio evidenzia uno stile e un linguaggio assai diversi dal resto del Pentateuco. Vi è un continuo richiamo all’osservanza della legge quale garanzia di prosperità nel paese in cui gli ebrei si apprestano ad entrare e di un futuro tranquillo (cf. Dt 4,1-2; 5,1-3; 30, 15 ss.).
Si tratta, perciò, di un libro che non solo chiude il Pentateuco, ma anticipa il contenuto e il linguaggio delle parti seguenti della Bibbia: i “libri storici” che narrano le vicende d’Israele fino all’esilio babilonese (587 a.C.).