Nella Bibbia, il verbo conoscere è yada’ (יָדַע). Un verbo, questo, che compare assai spesso nella Bibbia ebraica e che può essere compreso a vari livelli.
Il primo e più superficiale è quello della conoscenza come erudizione, ossia mera acquisizione di conoscenze su un certo argomento (cfr. 1 Samuele 22,5; 23,23; Salmi 119,152; Giobbe 37,16; Geremia 38,14). Indica anche l’abilità nel fare qualcosa (cfr. Genesi 25,27; Isaia 29,11-12).
Segue poi la conoscenza come capacità di discernere, tra il bene e il male, per esempio (cfr. Deuteronomio 1,2; Samuele 19,36).
Ad un livello un po’ più profondo il verbo ebraico significa percepire, ossia sentire e intendere ciò che accade (per es. Genesi 19,33; Rut 3,4).
A tal riguardo, è interessante notare che la percezione precede la visione, nel senso che prima si sente dentro qualcosa e poi (eventualmente) si vede ciò che si è percepito (cfr. 1 Samuele 12,17). Per gli Ebrei il sentire ha la precedenza sul vedere (cfr. Deuteronomio 6).
Può tuttavia accadere anche il contrario, ossia si vede e poi (oppure simultaneamente) si avverte la reazione interiore (cfr. Geremia 5,1).
Nella Bibbia, la conoscenza indica relazione e rapporto sessuale
Entrando più specificatamente nel pensiero ebraico – ad un livello più profondo – conoscere significa fare esperienza e soprattutto entrare in relazione con gli altri (Genesi 29,5) e in generale un conoscenza che comunque deriva dalla relazione (cfr. in senso negativo Esodo 1,8).
Una relazione con persone, ma anche una relazione esperienziale e vissuta con Dio (cfr. in senso negativo Esodo 5,2; Giobbe 18,21).
Infine, nella Bibbia, il verbo è usato per indicare il rapporto sessuale, come la forma più intensa di conoscenza tra persone (cfr. Genesi 4,1)
La conoscenza di Dio nella Bibbia
Nella Bibbia, anche Dio conosce l’uomo ed è capace di scrutarlo fino in fondo (cfr. per es. Osea 5,3; Giobbe 10,7; 11,11; Salmo 139,6).
Una conoscenza che può essere posseduta anche dall’uomo, in tal caso è chiamata “conoscenza di Dio” (דַּ֥עַת אֱלֹהִ֖ים – da’at ‘elohim), che consiste nel seguire le sue vie e vivere secondo la sua volontà (cfr. Osea 4,6). In tal senso, essa coincide e spiega cosa sia il “timore di Dio” (cfr. Proverbi 2,5).
Differenza con noi occidentali
Detto ciò, è facile notare che in Occidente il significato di conoscenza è assai ristretto e coincide ormai quasi solo col pensiero indagatore e con la ragione che distingue e spiega le cose.
Certamente, anche per noi conoscere una persona significa instaurare con essa un rapporto, tuttavia esso spesso si riduce o si traduce in un rapporto fisico che mira al soddisfacimento personale, oppure al bieco utilitarismo.
La Bibbia – fonte della nostra civiltà – ci insegna invece che la conoscenza, per essere tale, deve coniugare diverse dimensioni e radicarsi in una sfera spirituale da cui essa attinge profondità e coerenza.