Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male
(Genesi 2,9)
L’albero della vita
Un giardino molto particolare quello dell’Eden. Oltre ai normali alberi da frutto, vi crescevano infatti anche due misteriosi alberi: l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male.
Del primo siamo informati più avanti. Quando, infatti, Dio scaccerà l’uomo dal giardino dell’Eden (Genesi 2,22) Dio motiva la sua azione in questo modo: “egli [ossia l’uomo] ora non stenda più la mano [che aveva colto il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male] e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre].
Perciò, il frutto dell’albero della vita dona l’immortalità. Ed il secondo? Quale facoltà donerebbe all’uomo?
L’albero della conoscenza
Non è semplice rispondere a questa domanda che, spesso, viene infatti facilmente elusa nella predicazione.
In Genesi 1,1 si leggeva che “Dio creò il cielo e la terra”. Si indicavano gli estremi (il cielo e la terra) per indicare che Dio creò tutto ciò che esiste (tra il cielo e la terra). Gli antichi ebrei, infatti, non avevano espressioni per esprimere una totalità, come per esempio “universo” oppure “cosmo”.
Per fare un esempio ancora più chiaro, al posto di alfabeto avrebbero detto “A e Z”. Quale insieme indica, invece, l’espressione “bene e male”?
Anzitutto, la parola “conoscenza” – in Ebraico יָדָע yadà – era per gli antichi ebrei ben più che un’attività mentale o intellettuale. In altre parole, “conoscere” non significava solo “sapere” o apprendere nuove acquisizioni, ma anche e soprattutto “sperimentare”. Tra l’altro, le conoscenze più solide sono quelle che nascono dell’esperienza, ossia dalla verifica nella vita di ciò che si è appreso.
Perciò, più che di conoscenza del bene e del male, si tratterebbe piuttosto dell’esperienza del bene e del male. Ma se tale espressione indica una totalità, allora dovremmo dire “ogni esperienza del bene e del male” o, in modo ancora più semplice “ogni tipo di esperienza”.
L’illusione di poter fare tutto
Non si tratta dunque di un albero da frutto come gli altri. Non si tratta neppure di un albero, ma dell’acquisizione di una facoltà: quella di poter fare tutto, senza limiti, né censure. A ben vedere, perciò, i due alberi rappresentano delle possibilità che non sono alla portata dell’uomo, bensì di Dio: l’immortalità (“l’albero della vita”) e l’onnipotenza (“l’albero della conoscenza del bene e del male”).