Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi.
Genesi 2,10
Si fa spesso confusione tra “giardino” e “Eden“, come fossero la stessa cosa. L’Eden, invece, così come viene presentato nella Genesi, era una regione fertilissima all’interno della quale sorgeva il “giardino” di cui parla il capitolo due e che sarà lo scenario di ciò che accadrà al capitolo 3.
Cos’è l’Eden?
In molti si sono cimentati a identificare il luogo preciso che l’autore della Genesi aveva in mente quando descriveva questo luogo di delizie. Per alcuni, per esempio, si troverebbe nell’Iran occidentale, non lontano da Tabriz, per altri in Mesoppotamia, come farebbe presupporre il successivo riferimento al Tigri e all’Eufrate (cfr. Gen 2,11).
Il termine ebraico ‘èden (עֵ֖דֶן) indica un luogo naturale e incantevole. Un posto ideale che, con ogni probabilità, coincideva con un località concreta nella mente e nell’immaginazione degli antichi israeliti.
Tuttavia, al di là dei tentativi di identificazione, è di nuovo importante il punto di osservazione attraverso il quale leggiamo questi racconti. Potremmo porci, idealmente, nel paradiso terrestre immaginandolo con tutti i suoi elementi. Sappiamo che Dio vi fece crescere ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare (Gen 2,8).
E’ il punto di osservazione di chi abitava nella Giudea devastata dai Babilonesi (alla fine del VI sec. a.C.) e ridotta ad un paese desolato, senza più Tempio, senza più speranza, dove viveva la minoranza dei Giudei – in gran parte esiliati in Babilonia – dediti alla coltivazione della terra che produceva ben pochi frutti.
Ad oriente
Per costoro il giardino dell’Eden si trovava “ad oriente” (Gen 2,8) ed era la meta agognata o piuttosto il desiderio e il sogno di ogni agricoltore alle prese con una terra arida e avara di frutti.
Dio aveva posto lì l’uomo appena creato, non nell’arida Giudea del VI secolo! Questo, in poche parole, è il progetto originale di Dio per l’uomo.
E se non ci troviamo più nel giardino, possiamo comunque desiderare con tutte le nostre forze di giungervi. Non tanto (o non solo) il desiderio di raggiungere un luogo geografico, bensì una situazione sostanziale diversa, segnata dalla comunione con Dio e con la piena consapevolezza di noi stessi.
Il simbolico fiume
Nel giardino c’è poi la sorgente del fiume che irrigava tutto il mondo conosciuto a quei tempi. Nel giardino c’è l’origine, la nostra origine, l’unica acqua in grado di dissetare l’aridità dei nostri aridi terreni interiori. Certo, si può bere anche l’acqua che scorre a valle, ma essa mai sarà così fresca e pulita come quella che scaturisce dal monte …