L’asse portante della Genesi, l’ordito in cui è stata inserita la trama è costituito dalla parola genealogie – in Ebr. תּוֹלְדֹת toledòt. Si tratta di un plurale femminile che proviene dalla radice yalad che significa ‘generare’. Il loro scopo è di collegare il principio (Gen 1-11) della creazione ad Abramo e alla storia seguente (Gen 12-50).
Esse sono undici e percorrono tutto il libro del Pentateuco (Gen 2,4b; 5,1; 6,9; 10,1; 11,10; 11,27; 25,12; 25,19; 36,1; 36,9; 37,2). Non sempre esse introducono vere e proprie genealogie, bensì anche vere e proprie storie di diversa natura. La prima formula si trova alla fine del primo racconto della creazione (Genesi 1,1-2,4a).
Nel racconto della creazione è ben visibile una specie di ‘formulario’ composto da 7 elementi – come i giorni della settimana – che scandiscono il racconto delle 8 opere della creazione. Prendendo come base Genesi 1,3-5, essi sono:
1. introduzione (per es. Dio disse:) 2. comando (per es. Vi sia luce) 3. esecuzione (per es. e vi fu luce) 4. giudizio (per es. Dio vide che la luce era buona) 5. azione divina (per es. separò la luce dalle tenebre) 6. attribuzione del nome (per es. e chiamò la luce ‘giorno’ e le tenebre ‘notte’) 7. conclusione (per es. E fu sera e fu mattino … ).
Perciò le otto opere della creazione sono distribuite in uno schema che però è settenario. Questo schema sembra essere il centro di interesse dell’autore di questi capitoli, insieme all’interesse per il settimo giorno, che per esso era il shabbat il giorno di riposo settimanale.
Le otto opere sono le seguenti:
- luce (giorno e notte)
- firmamento (cielo/acque superiori e inferiori)
- terra e mare
- piante
- astri
- pesci e uccelli
- bestiame
- uomo
Perché questa successione di otto opere? Per alcuni nei primi tre giorni si attuarono le distinzioni, mentre nei seguenti tre giorni furono creati gli ornamenti. Tuttavia, ancora nel terzo giorno si parla di separazione (vv. 11-13).
Per altri, invece, vi sarebbe una corrispondenza tra l’ambiente (luce/astri, cielo/uccelli, acqua/pesci, terra/animali e uomo) e le opere della creazione.
Incrociando lo schema settenario e le otto opere della creazione, noteremo che al centro c’è sempre il quarto giorno della creazione. Il motivo risiede nel fatto che esso rappresenta una sorta di trait d’union tra il cielo e la terra e tra la terra e il cielo.Infatti, il quarto giorno rappresenta un ritorno del discorso del cielo in mezzo a quello sulla terra.
Soprattutto, la centralità del quarto giorno è dovuta alla presenza di verbi che ricorrono solo nel primo giorno di creazione (‘separare’, ‘luce-tenebre’, ‘giorno-notte’) e dalla notevole lunghezza del racconto che ne parla.
Questa centralità è dovuta agli interessi della classe sacerdotale post-esilica che voleva fondare il calendario liturgico in uso a quel tempo, sulla base dei movimenti astrali. In mezzo allo spazio e al tempo profani, un atto creativo stabilisce lo spazio e il tempo di Dio, il Tempio di Gerusalemme e il calendario delle feste annuali.
Noi occidentali, abbiamo smarrito il senso dello scorrere del tempo, poiché esso non è più intervallato da un tempo e uno spazio sacro, ossia dedicato ad altro – a Dio – e per questo capace di rendere più umani i giorni della nostra vita.
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