Vorrei darvi un altro piccolo assaggio di come operano “classicamente” i biblisti quando si trovano davanti ad un testo, prendendo come esempio Deuteronomio 12.
Più testi in un unico testo
Il primo passo è quello di capire se il testo è composto di più parti autonome fuse insieme nel tempo da parte dei redattori che l’hanno progressivamente compilato.
Esistono dei criteri precisi per individuarli, per esempio l’inizio del versetto 8 e del versetto 13. Queste parti – nel nostro testo sono tre – non sono stati scritte di getto, da un unico autore, bensì un testo originale e più antico è stato sviluppato nel corso dei secoli. Vediamo insieme questi sviluppi:
Il testo
1 Queste sono le leggi e le norme, che avrete cura di mettere in pratica nel paese che il Signore, Dio dei tuoi padri, ti dà perché tu lo possegga finché vivrete sulla terra.
2 Distruggerete completamente tutti i luoghi, dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. 3 Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi.
4 Non così farete rispetto al Signore vostro Dio, 5 ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto fra tutte le vostre tribù, per stabilirvi il suo nome; là andrete. 6 Là presenterete i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre mani avranno prelevato, le vostre offerte votive e le vostre offerte volontarie e i primogeniti del vostro bestiame grosso e minuto; 7 mangerete davanti al Signore vostro Dio e gioirete voi e le vostre famiglie di tutto ciò a cui avrete posto mano e in cui il Signore vostro Dio vi avrà benedetti.8 Non farete come facciamo oggi qui, dove ognuno fa quanto gli sembra bene, 9 perché ancora non siete giunti al luogo del riposo e nel possesso che il Signore vostro Dio sta per darvi. 10 Ma quando avrete passato il Giordano e abiterete nel paese che il Signore vostro Dio vi dà in eredità ed egli vi avrà messo al sicuro da tutti i vostri nemici che vi circondano e abiterete tranquilli, 11 allora, presenterete al luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto per fissarvi la sede del suo nome, quanto vi comando: i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre mani avranno prelevato e tutte le offerte scelte che avrete votate al Signore. 12 Gioirete davanti al Signore vostro Dio voi, i vostri figli, le vostre figlie, i vostri schiavi, le vostre schiave e il levita che abiterà le vostre città, perché non ha né parte, né eredità in mezzo a voi.
13 Allora ti guarderai bene dall’offrire i tuoi olocausti in qualunque luogo avrai visto; 14 ma offrirai i tuoi olocausti nel luogo che il Signore avrà scelto in una delle tue tribù; là farai quanto ti comando.
15 Ma, ogni volta che ne sentirai desiderio, potrai uccidere animali e mangiarne la carne in tutte le tue città, secondo la benedizione che il Signore ti avrà elargito; chi sarà immondo e chi sarà mondo ne potranno mangiare, come si fa della carne di gazzella e di cervo; 16 ma non ne mangerete il sangue; lo spargerai per terra come acqua. 17 Non potrai mangiare entro le tue città le decime del tuo frumento, del tuo mosto, del tuo olio, né i primogeniti del tuo bestiame grosso e minuto, né ciò che avrai consacrato per voto, né le tue offerte volontarie, né quello che le tue mani avranno prelevato: 18 tali cose mangerai davanti al Signore tuo Dio nel luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto: tu, il tuo figlio, la tua figlia, il tuo schiavo, la tua schiava e il levita che sarà entro le tue città; gioirai davanti al Signore tuo Dio di ogni cosa a cui avrai messo mano.
Il capitolo contiene una dichiarazione solenne sulla centralizzazione del culto a Gerusalemme. L’origine di ciò è legata ad alcune famiglie che erano di casa alla corte del Re Giosia e che volevano intraprendere profondi cambiamenti sociali ed economici, nonché estendere l’influenza del regno di Giuda anche a nord, dove un tempo esisteva il regno d’Israele.
L’unico luogo di culto: Gerusalemme ai tempi di Giosia
Il cap. 12 insiste sul fatto che YHWH ha scelto un unico luogo per porvi il suo nome (parti in rosso). Vi si riconoscono tre brani ben distinti tra loro:
- versetti 2-7
- versetti 8-12
- versetti 13-18
Al centro di questi piccoli brani c’è una ingiunzione negativa a non comportarsi in un certo modo (nel testo biblico sono indicate in neretto) e un invito a gioire (nel testo biblico sono le parti indicate in corsivo).
Gli studiosi pensano che i vv. 13-18 rappresentino la parte più antica a cui furono aggiunte le altre due, prima 8-12 e poi 2-7. Potremmo considerare queste diverse fasi redazionali – come dice Thomas Römer – alla stregua delle diverse prefazioni che gli editori aggiungono alle varie edizioni di uno stesso libro di successo.
Qui, infatti, ci troviamo nientemeno che all’inizio del celeberrimo codice dell’alleanza (12-26), anche detto “codice deuteronomico” e che, secondo gli studiosi del secolo scorso, fornì la base di una riscrittura della storia d’Israele, a partire dalle origini e con un’ottica focalizzata sull’osservanza delle clausole dell’alleanza contenute appunto in questi capitoli.
Nell’antichità, le versioni precedenti di un certo fatto non venivano riviste ed amalgamate al nuovo contenuto aggiunto, proprio come fanno i saggisti oggi, per esempio. Il processo avveniva per accumulazione, ossia le versione precedenti venivano semplicemente conservate così com’erano – o lievemente ritoccate – e integrate con altri brani.
La parte più antica del testo e i successivi ampliamenti
Di solito poi, il procedimento classico dell’esegesi biblica, attribuisce ciascuno dei tre testi di cui sopra, a degli autori riconosciuti dagli studiosi a partire dallo stile che accomuna intere parti della Bibbia.
Nel nostro caso, il contenuto e lo stile delle tre parti, riflettono gli interessi e la prospettiva di tre diversi autori, accomunati dallo stesso orizzonte deuteronomista e che vissero in periodi storici diversi.
I vv. 13-18 sarebbero diretti ai proprietari terrieri molto facoltosi, come il versetto 7 chiaramente dimostra (è la prima versione, definita dalla sigla Dtr 1 [ = Deuteronomista 1]). Essa risale all’epoca di Giosia, alla fine del VII sec. a.C.
I vv. 8-12 sarebbero una prima attualizzazione del comandamento (centralizzazione del culto) durante l’esilio babilonese (587 a.C. in poi – Dtr 2). Si noti, infatti, i versetti 9-10, dove il “passaggio del Giordano” non è quello avvenuto all’epoca di Giosuè, bensì esprime simbolicamente il ritorno degli esuli babilonesi che provenivano, come gli antichi ebrei, da oriente.
Infine, i vv. 2-7 sarebbero da ambientare nel primo secolo della dominazione persiana (Dtr 3).
Il deuteronomista
Questa tripartizione corrisponderebbe alle tre fasi redazionali che sono solitamente attribuite al Deuteronomista. Si tratta di un movimento che prese avvio ai tempi di Giosia – forse anche prima – e che rielaborò le antiche tradizioni ricevute dai padri sulla storia d’Israele, sulla base della fedeltà o meno a YHWH – Dio nazionale – e alla rinuncia degli idoli.
Questo incredibile movimento riformatore durò fino all’epoca persiana – il cui manifesto sono i libri di Esdra e Neemia – concentrandosi sempre sui temi portanti dell’identità giudaica, centrata sulla centralizzazione del culto a Gerusalemme, la separazione dagli altri popoli e la fedeltà all’unico Dio, YHWH.