Basta entrare in una libreria – anche quelle cattoliche – per rendersi conto dell’interesse sempre acceso intorno al nostro destino dopo la morte. Ovviamente, a me interessa il punto di vista biblico riguardo al momento supremo della nostra vita: la morte.
Gli antichi ebrei e il mistero della morte
A dire il vero, nell’Antico Testamento è difficile trovare accenni ad una vita dopo la morte. Gli antichi ebrei, infatti, credevano che nell’oltretomba l’esistenza continuasse in una forma alquanto diminuita – una sorta di ombra – nello Sheol (cfr. per es. 1 Samuele, cap. 28).
Tuttavia, come dico nel podcast, esistono alcuni testi dell’antico testamento in cui si intravede nell’uomo qualcosa di più che non la semplice esistenza fisica.
Sarà però solo negli scritti che risentono dell’influsso greco, dove inizia a delinearsi un vero e proprio “credo” sulla vita ultraterrena e soprattutto alla sopravvivenza di qualcosa, una volta che il corpo sia morto (cfr. 2 Maccabei cap. 7).
Per noi, oggi, è quasi scontato parlare di anima e di corpo come di due elementi che si separano dopo il decesso tuttavia è difficile trovare persone – anche credenti – che credano fino in fondo che l’anima abbia una esistenza indipendente dal corpo. Occorre allora fare chiarezza, partendo dalla Bibbia.