Veniamo da secoli di disprezzo e mortificazione corporale, a causa di una infausta dicotomia tra corpo che muore e anima che deve salvarsi per la vita eterna e che perciò non deve “macchiarsi”. L’eros, come carica vitale e sessuale che si esprime attraverso un corpo sano e pieno di vita, è stato fin troppo visto e bistrattato con il suo antagonista thanatos, ossia la morte.
Linguaggio erotico a Qumran
Ciò a causa del fraintendimento delle fonti a nostra disposizione, la Bibbia, i vangeli e perfino gli scritti di Qumran, appartenenti ad una setta che troppo frettolosamente sono stati considerati separatisti giudei alla ricerca di una vita ascetica e austera nel deserto di Giusa.
Essi, invece, conoscevano bene il linguaggio sessuale e perfino erotico e ciò è palese in un brevissimo testo trovato proprio a Qumran, nella prima grotta, negli anni quaranta.
Là nelle calde sabbie del deserto, al riparo dentro grotte asciutte e protettive, gli Esseni nascosero i loro preziosi manoscritti, mentre la legio fretensis avanzava per distruggere tutto ciò che incontrava, compreso l’insediamento dove essi abitavano.
Il testo sotto esame
Tecnicamente si chiama 1Q184 ed è stato intitolato dagli studiosi gli inganni della donna malvagia; un testo che descrive in modo forte come l’erotismo può diventare anche qualcosa di tenebroso se portato agli eccessi. Il testo è frammentario, perché come tanti altri antichissimi testi trovati a Qumran, la pergamena dov’era scritto era ridotta a brandelli. Eccone la parte più significativa (righe 2-3):
Il suo cuore trama trappole,e i suoi reni [ … ]sono contaminati dall’iniquità.Le sue mani afferrano l’abisso,i suoi piedi scendono a fare il male,e per per percorrere vie di colpa [ … ]
Il cuore – in ebraico לֵב lev – era la sede dell’intelletto, delle emozioni e delle azioni morali (Salmo 11,13; 13,3; 34,19 etc.), della coscienza; mentre i reni – in ebraico כִּלְיָה kilyah – erano la sede della vitalità (Proverbi 23,16) e del comportamento (Geremia 11,20). Insieme, cuore e reni indicano l’interiorità della persona, in questo caso di una donna, dedita al male.
La naturalezza con cui si parlava del corpo
Le mani sono perciò gli strumenti di una interiorità ingannevole e, infatti, “maneggiano” l’abisso, ossia sono esperte nel eseguire tresche “notturne”. Che si tratti di una donna non deve ingannare, facendoci pensare che vi sia qui una visione misogina. La “donna” personifica qui un sistema perverso e pervertitore che può personificarsi sia nella donna che nell’uomo.
Ma sono i “piedi” a destare sorpresa in un testo appartenente a una setta come quella di Qumran. Infatti, nella Bibbia ebraica il piede – in ebraico רֶגֶל règhel – era il termine che indicava chiaramente i(anche) genitali, maschili o femminili. Quindi, senza mezzi termini, gli Esseni indicavano un’attività genitale volta al male perciò alla colpa.
Insomma, è come se oggi si parlasse di “pene” – o altro termine più esplicito – in un testo religioso, quale un’omelia o un libro sacro. Forse, in certi ambienti, si è perduta la naturalezza con cui si designano gli organi genitali, anche per avvertire che una sessualità sfrenata e malignamente deliberata non è buona, preferendo – soprattutto nei secoli scorsi – un linguaggio asettico e puritano che tanto male ha fatto a tante generazioni di credenti.