È la diciassettesima lettera dell’alfabeto ebraico. La peh si trova in due forme: all’inizio di parola, oppure in mezzo ad una parola, essa è scritat פ se, invece, si trova alla fine di una parola, la linea curva si distende e diventa ף.
Inoltre, pe’ è una delle sei lettere che hanno un suono diverso a seconda che si trovino all’inizio di parola, oppure alla fine di una consonante o di parola. Se si trova all’inizio – e la parola precedente termina con una consonante – allora il suono è p e si scrive פּ. Il puntino interno si chiama daghesh.
Se si trova invece alla fine di una sillaba oppure è preceduta da vocale, allora il suono è f e si scrive normalmente, senza daghesh: פ. Perciò i suoni che negli alfabeti non semitici sono distinti – f e p – in Ebraico sono rappresentati da una sola consonante.
La forma della lettera
Nel sistema pittografico delle consonanti che caratterizzava la cosiddetta lingua paleo-ebraica, assai simile al fenicio, la פ era descritta con una specie di bocca, che in ebraico, infatti, è scritta פֶּה (peh).
Anche la forma della lettera nell’ebraico detto “squadrato”, ossia quello usato oggi nelle bibbie ebraiche, assomiglia ad una specie di cavità orale con un dente o un’arcata dentale vista di fianco. Senza il dente – che è una specie di yod rovesciato – la consonante diventa una כ (kaf).
Valore numerico
Nella ghematria – per la quale ogni lettera rappresenta un numero – la peh rappresenta il numero 80. Ottanta rappresenta l’età che raggiungono gli uomini “robusti”, come recita il salmo:
Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo
(Salmo 89,10)
Attenzione però! Il numero 80 associato a peh fa parte di un sistema di numerazione non propriamente biblico, ma che deriva dalla letteratura post-biblica. Infatti, nel salmo citato sopra, il numero ottanta è espresso non da peh, ma dal nome שְׁמֹ֘ונִ֤ים (shemonim).
La lettera del ben parlare
Ad ogni modo, la lettera riguarda tutto ciò che può essere espresso, detto, proclamato. Tuttavia, se si osserva bene la prima forma della lettera (פ) sembra quasi una “bocca chiusa” rispetto alla forma che si incontra alla fine di una parola (ף) che invece sembra una “bocca aperta”.
Non solo, ma quest’ultima forma suggerisce anche una posizione eretta. Il libro dei proverbi (10,20) dice che chi frena le labbra – ossia sa tenere la bocca chiusa – è una persona prudente.
Quando Dio affida a Mosè l’incarico di andare a chiedere al faraone la libertà per gli ebrei, egli obietta dicendo di essere “pesante di bocca” (in Ebraico כְבַד־פֶּ֛ה kevad-peh Esodo 4,19), per dire che era impacciato nel parlare. Dio interpreta le parole di Mosè, come una mancanza di fiducia e replica:
מִ֣י שָׂ֣ם פֶּה֮ לָֽאָדָם֒ … אָנֹכִ֖י יְהוָֽה׃
chi ha posto una bocca (peh) per l’uomo? … Io sono YHWH (Esodo 4,11)
La virtù di parlare al momento giusto è data da Dio, dal seguire non ciò che dice la mente in subbuglio, ma il cuore dove regna la pace.