Il numero uno – אַחַת achat (femminile) ed echad אֶחָד (maschile) – racchiude un significato profondo nella tradizione ebraica.
La parola ebraica “echad” deriva dalla radice alef-chet-dalet e, oltre al suo significato numerico, trasmette l’idea di unione e connessione. Questa concettualizzazione dell’unità è chiaramente espressa nel comandamento centrale del cosiddetto “piccolo credo d’Israele”:
Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno (אֶחָד)
Deuteronomio 6,4
Qui, “echad” sottolinea l’unicità e l’indivisibilità di Dio, la sua assoluta coerenza e perfezione.
Nella creazione, il numero uno è associato al primo giorno, chiamato Yom Echad י֥וֹם אֶחָֽד “giorno uno, unico”. In questo giorno, la luce è separata dalle tenebre. Il termine tov (buono) è attribuito alla luce, ma non alle tenebre che vengono separate da essa.
Tuttavia, questa divisione in due parti distinte, combinate però in una giornata, sottolinea l’unità nella diversità, un concetto essenziale per comprendere il significato più ampio del numero uno nella prospettiva ebraica.
Da notare, che il primo giorno della creazione, non è indicato – come dovrebbe essere – dall’aggettivo “primo” (רִאשׁוֹן), bensì, come accennato, da אֶחָֽד. Ciò indica la singolarità e la perfezione di quel “giorno”, quando viene creata la “luce”, che nella Bibbia indica appunto la natura stessa di Dio (cfr. per es. 1 Gv 1,5)
Assumendo che, secondo una certa tradizione ebraica, ogni lettera ha un valore numerico che sommati insieme danno una cifra come comune denominatore di nomi tra loro, possiamo osservare la relazione particolare tra due importanti termini ebraici.
Si tratta di echad (uno) e ‘ahavah אַהֲוָא ( = amore), entrambi con il valore numerico di 13. Infatti, l’amore di Dio per l’uomo è assoluto, unico, totale, senza condizioni, come una luce calda che avvolge e fa sentire al sicuro da ogni paura ed angoscia. Questa perfezione è indicata appunto dal numero 1, dal numero della perfezione 3 e dalla loro somma, 4 che indica l’universalità.
Anche nella frase “e diventeranno una sola carne לְבָשָׂ֥ר אֶחָֽד” (Genesi 2,24) si esprime l’unità e l’indissolubilità di un legame profondo tra uomo e donna. L’elemento biologico che provoca questa unione sono i figli, che provengono appunto dall’unione carnale e spirituale tra uomo e donna.