Ecco la rivincita del mondo di Dio su quello dell’uomo, che riguadagnerebbe così la consapevolezza di non essere un’isola infelice e sperduta nel caos, ma parte integrante del progetto cosmico fin dall’inizio (cfr. Genesi 1,1 e ss.).
Uno sguardo al futuro
Ipotizziamo ora di trovarci dopo gli eventi finali del Tempo della fine – e dopo i presunti dieci segreti di Medjugorje – e che il sistema rappresentato da Babilonia la Grande sia definitivamente crollato. Anche di questo parla il libro dell’Apocalisse:
(Io Giovanni, n.d.a.) vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell’abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico – cioè il diavolo, satana – e lo incatenò per mille anni. Lo gettò nell’abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni.
(Apocalisse 20,1-3)
Analogo destino tocca anche alla prima bestia e alla seconda, dirette emanazioni del drago rosso:
Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta che alla sua presenza aveva operato quei portenti con i quali aveva sedotto quanti avevano ricevuto il marchio della bestia e ne avevano adorato la statua. Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo»
(Apocalisse 19,0).
I mille anni
Nell’Apocalisse, alla caduta di Babilonia la Grande seguirebbe un periodo di mille anni. Questa espressione cronologica ha suscitato un immenso dibattito tra gli interpreti della Bibbia, fin dall’antichità.
Per alcuni si tratterebbe di un numero simbolico che non indicherebbe un preciso arco temporale, bensì il trionfo del mondo di Dio su quello dell’uomo. Per altri, invece, si tratterebbe di una vera e propria fase storica di mille anni, in cui regnerebbe la pace vera basata sulla giustizia.
Il linguaggio dell’Apocalisse si fa qui nuovamente simbolico, poiché esso dipinge lo scenario del cambiamento cosmico seguente alla caduta del sistema.
Le forze del caos e del nulla sarebbero per così dire confinate, sicché il mondo dell’uomo tornerebbe a far parte integrante di quello divino. Forse, per essere più precisi, gli uomini e le donne di allora saranno assai più consapevoli di non essere soli nell’universo, di non essere perduti, ma di partecipare a un insieme infinitamente più grande.
Una società finalmente umana
Ciò, chiaramente, avrebbe delle ripercussioni positive nell’assetto sociale, economico e politico, riorganizzato secondo un umanesimo ispirato all’etica biblica ed evangelica. Forse, allora, la realtà di cui Gesù così spesso parla – il Regno di Dio o dei cieli – sarebbe qualcosa di più concreto e visibile anche nella nostra storia.
Anche la Chiesa, non più inquinata al suo interno da connivenze con il sistema di Babilonia la Grande, rifletterebbe in modo assai più evidente, rispetto a oggi, l’insegnamento del suo fondatore e sarebbe il faro etico dell’umanità, insieme alle altre grandi religioni del mondo, assunte a un livello spirituale e morale assai più elevato.
Tornando allora al significato dei mille anni che seguirebbero la caduta del sistema, potremmo ipotizzare che si tratti di una nuova fase storica, dalla durata imprecisabile. Del resto, il numero mille è simbolico e indica l’eternità, una prerogativa che non appartiene al nostro mondo, ma a quello di Dio.
Ma la storia non finisce qui. L’Apocalisse parla di un altro misteriosissimo fenomeno che dovrebbe verificarsi nel periodo dei mille anni:
Poi vidi alcuni troni e a quelli che vi sedettero fu dato il potere di giudicare. Vidi anche le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni; gli altri morti invece non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni. Questa è la prima resurrezione. Beati e santi coloro che prendono parte alla prima resurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti del Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni.
(Apocalisse, 20,4-6)
I nuovi costruttori di umanità
Questi versetti sono in stretto rapporto al modo in cui concepiamo il millennio dopo la caduta di Babilonia la Grande. Condivido l’opinione di chi suggerisce di non prendere alla lettera quella data. Ciò significa che anche la resurrezione dei martiri del sistema non va intesa in senso letterale?
Difficilissimo rispondere a questa domanda, anche perché si parla, tra l’altro, di decapitati. In che modo, dunque, potrebbero mai tornare in vita nel periodo storico che seguirà la caduta del sistema? Un tentativo di spiegazione potrebbe essere il seguente.
Durante l’era di Babilonia, queste persone non solo non adeguarono la loro vita ai princìpi dell’assetto sociale, politico ed economico allora esistente (cfr. Apocalisse, 6,9 e 12,17), ma ne furono perfino vittime.
Vi sarà dunque una fase storica in cui essi torneranno a vivere perché il loro esempio ispirerà progetti politici ed economici, che saranno allora – e solo allora – caratterizzati da giustizia e verità, secondo i valori contenuti nella Bibbia e nel Vangelo. Ma anche questo tempo, assai più felice dell’attuale, avrà purtroppo un termine.