Nel secondo capitolo del libro di Rut entra in scena un personaggio chiave: Booz. In ebraico il suo nome è scritto:
- בעֹז (bōʿaz).
Il nome è composto da due elementi:
- בְּ (bə) significa “in”, “con”, oppure “per mezzo di”.
- עֹז (ʿoz) significa “forza”, “potenza”, “vigore”.
Quindi, il nome Booz può significare letteralmente “in lui è la forza“, oppure “con forza“, indicando che questa persona era considerata un uomo forte, autorevole e rispettato nella comunità di Betlemme (Rut 2,1).
Booz è descritto infatti come un uomo ricco e influente, appartenente alla stessa famiglia di Elimèlech, defunto marito di Noemi (Rt 2,1).
La pratica della spigolatura
La narrazione prosegue mostrando Rut che, per sopravvivere insieme alla suocera Noemi, decide di recarsi nei campi a spigolare, cioè a raccogliere le spighe rimaste a terra dopo la mietitura (Rt 2,2).
Questa pratica era regolamentata dalla Torah che prescriveva, a favore di poveri, stranieri, orfani e vedove, il diritto di raccogliere ciò che rimaneva nei campi dopo la mietitura. Alcuni riferimenti chiave della Torah che disciplinano questa pratica:
- Levitico 19,9-10
«Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterai fino al margine estremo del tuo campo, né raccoglierai ciò che resta da spigolare. Non racimolerai nella tua vigna e non raccoglierai gli acini caduti della tua vigna; li lascerai al povero e allo straniero. Io sono il Signore, vostro Dio.» - Deuteronomio 24,19-21
«Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornare indietro a prenderlo; sarà per lo straniero, per l’orfano e per la vedova, affinché il Signore, tuo Dio, ti benedica in tutta l’opera delle tue mani.»
Queste norme manifestano la sensibilità sociale e la solidarietà tipica della legislazione israelitica.
Booz non solo rispetta la legge mosaica, ma va oltre, dimostrando particolare generosità e attenzione nei confronti di Rut. Le permette infatti di spigolare liberamente e ordina ai mietitori di lasciare cadere di proposito delle spighe per agevolarla ulteriormente (Rt 2,15-16).
Il diritto di riscatto
Il capitolo anticipa anche un altro tema chiave: il diritto di riscatto (גְּאֻלָּה – ghĕʾullāh). Secondo la legislazione biblica, un parente prossimo aveva il diritto e il dovere di:
- riscattare i beni venduti da un parente povero;
- riscattare un parente caduto in schiavitù;
- sposare la vedova di un parente defunto per assicurargli discendenza.
La Legge prevede ciò soprattutto nei seguenti testi:
- Levitico 25,25-28
«Se il tuo fratello impoverisce e vende una parte della sua proprietà, colui che ha diritto di riscatto, cioè il suo parente prossimo, verrà e riscatterà ciò che il suo fratello ha venduto.» - Deuteronomio 25,5-10 (Legge del levirato)
Il testo legislativo stabilisce che il parente prossimo sposi la vedova del defunto per assicurare continuità alla famiglia.
Booz si presenta nella narrazione come il goel (גֹּאֵל – gōʾēl), ovvero il “riscattatore” che possiede questo diritto, essendo parente prossimo di Elimèlech. In questo capitolo, però, il tema del riscatto è solo introdotto: sarà approfondito e realizzato concretamente nei capitoli seguenti (Rt 3-4).
Il senso di queste usanze nella società israelitica antica
Le pratiche della spigolatura e del diritto di riscatto rivestono un profondo significato etico, sociale e teologico nell’antica società israelitica:
- Solidarietà sociale:
La spigolatura garantiva dignità e sostentamento ai più vulnerabili, manifestando la misericordia e la giustizia divina nella vita quotidiana. - Protezione dei più deboli:
Le vedove e gli stranieri erano particolarmente vulnerabili, e queste leggi offrivano loro protezione, esprimendo la volontà di Dio di non escludere nessuno dal beneficio della terra promessa. - Continuità familiare e della terra:
Il diritto di riscatto impediva che le famiglie perdessero la terra ricevuta come eredità da Dio stesso (segno tangibile della benedizione divina) e che rimanessero prive di discendenza. Così facendo si manteneva il nome e l’eredità familiare. - Dimensione teologica:
Queste norme ricordavano agli israeliti che la terra apparteneva primariamente a Dio, e che loro erano responsabili davanti a Dio della cura reciproca. Il comportamento di Booz incarna idealmente questo principio di misericordia e giustizia sociale voluto da Dio.