Nel noto quotidiano israeliano “haaretz“, è apparsa nei giorni scorsi la notizia di una scoperta archeologica che, se definitivamente verificata, potrebbe stravolgere le nostre idee sull’antichità del nome di Yahweh (YHWH) e sulla datazione stessa di alcune parti della Bibbia ebraica.
Il testo
Si tratterebbe di una formula di maledizione scritta in 40 caratteri proto-ebraici – ossia lettere assai più antiche e diverse da quelle usate a partire dal VI sec. a.C. e che noi tutti conosciamo – incisa su due minuscole tavolette di piombo (2 x 2 cm).
L’iscrizione risalirebbe niente meno che al XIV-XIII sec. a.C., dunque di gran lunga la più antica iscrizione in caratteri proto ebraica mai trovata. Ecco il testo:
Maledetto, maledetto, maledetto – maledetto da YHW. Morirai maledetto. Maledetto certamente morirai. Maledetto da YHW, maledetto, maledetto, maledetto
Un testo che ci fa un po’ impressione per le maledizioni in esso contenute. Ciò però non deve sorprendere, perché simili giuramenti erano comuni a quell’epoca e anche dopo; chi lo emetteva, invocava su di sé la maledizione qualora non avesse osservato le clausole di un patto o alleanza.
Il ritrovamento
Le due tavolette furono scoperte nel 2019 dal Prof. Scott Stripling, Direttore dell’Istituto di Archeologia presso il Bible Seminary in Texas, tra gli scarti di una precedente campagna archeologica presso il sito del Monte Ebal, condotta da Adam Zertal.
Il Monte Ebal viene menzionato in Deuteronomio (11,26.29) e nel libro di Giosuè (8,30) ed il luogo in cui il successore di Mosè avrebbe costruito un altare. Adam Zertal sosteneva, infatti, di aver identificato il luogo in cui l’altare sarebbe stato costruito
Le due piccole tavolette erano sovrapposte l’una all’altra e quasi incollate tra loro. Perciò, il lavoro di apertura e di decifrazione delle tracce di lettere ha richiesto una gran mole di lavoro per l’equipe del professor Stripling coadiuvato da vari esperti, tra cui l’epigrafista prof. Pieter Gert van der Veen dell’Università di Mainz e il Prof. Gershon Galil dell’Università di Haifa
L’annuncio della scoperta e della decifrazione del testo, è stato dato giovedì 24 marzo 2022 dal prof. Stripling, in una conferenza stampa tenutasi a Houston. La cosa più importante è la presenza del nome di YHWH per ben due volte, in una delle sue forme alternative: YAHU (YHW).
Prima di questa scoperta, la menzione più antica del nome di YHWH era contenuta in una epigrafe trovata nel sito di Kuntillat Ajrud e datata intorno all’ottavo secolo a.C.
Significato della scoperta
Avendo solo i testi biblici, gli studiosi pensano che i libri di Deuteronomio e Giosuè – dove si parla nel Monte Ebal – siano databili intorno al VI sec. a.C. e perciò anche lo stesso nome YHWH (יְהוָ֤ה) sia recente.
Questa straordinaria scoperta – su cui gli studiosi discuteranno quando sarà pubblicata ufficialmente in una rivista scientifica alla fine dell’estate 2022 – ci costringerebbe a rivedere le nostre idee sull’antichità del nome di YHWH e dei testi stessi in cui esso è contenuto, soprattutto quelli di Deuteronomio e Giosuè e con essi anche le teorie sulla loro formazione.
Anche le tesi di chi sostiene che l’alfabetizzazione nell’Israele Antico iniziò a diffondersi tra la popolazione solo a partire dal VII sec. a.C. dovrebbe essere riveduta e con essa la possibilità che le tradizioni confluite nella Bibbia ebraica non fossero solo orali, ma anche scritte.