Grazie al lavoro di due ricercatori dell’Università di Haifa: Eshbal Ratson e Jonathan Ben-Dov che hanno assemblato circa 60 frammenti di pergamena trovati a Qumran e contenenti un testo criptico, ossia in codice, che tratta però di materie che erano ben note ai tempi degli Esseni.
Il fatto di scrivere in codice dava – sia all’autore che al testo – un certo rango e una certa importanza, poiché attestava che la questione era (fittiziamente) conosciuta solo da chi scriveva. (Per avere un’idea del testo clicca qui e scorri).
Il calendario degli Esseni
Il testo non fa che confermate le caratteristiche del calendario in uso tra gli Esseni. Esso era un calendario perfetto ed era composto di 364 giorni. Un calendario perfetto e divisibile per due numeri speciali: il 4 e il 7. Ogni ricorrenza religiosa particolare cadeva solo in uno di quei due giorni.
Se una di queste cadeva nel settimo giorno – invariabilmente dedicato allo shabbat – veniva spostata al quarto. Ciò evitava i complessi calcoli che, in simili evenienze, richiedeva il calendario lunare in uso a Gerusalemme dal Giudaismo ufficiale. La complessità dei calcoli richiedeva personale apposito e specializzato, cosa invece non richiesta a Qumran e tra gli Esseni.
Alcuni studiosi, hanno notato che questi due numeri – il 4 e il 7 – sono messi in particolare risalto nella settimana della creazione, come viene narrata in Genesi 1. Nel quarto giorno, infatti, vengono creati il sole, la luna e gli astri, i punti di riferimento fondamentali del calendario cultuale; nel settimo, Dio si riposa dall’opera che aveva compiuto.
La festa del cambio di stagione
Un riposo che poi sarà chiamato shabbat. Ciò confermerebbe l’origine del racconto tra gli ambienti sacerdotali dell’epoca e che a Qumran, molto probabilmente, vi erano dei sacerdoti dissidenti rispetto all’ortodossia gerosolimitana.
La novità che questa scoperta introduce nel settore degli studi biblici è che, per la prima volta, apprendiamo il nome della festa che veniva celebrata a Qumran ad ogni cambio di stagione: tekufah. Si tratta di un termine ebraico che, fino ad oggi, era attestato solo in epoca posteriore, nell’ebraico della mishnah o ebraico rabbinico. Il termine ebraico significa periodo.