Genesi 2,23
Testo ebraico:
וַיֹּאמֶר הָאָדָם זֹאת הַפַּעַם עֶצֶם מֵעֲצָמַי וּבָשָׂר מִבְּשָׂרִי לְזֹאת יִקָּרֵא אִשָּׁה כִּי מֵאִישׁ לֻקֳחָה־זֹּאת
Traslitterazione:
Vayomer ha-adam zot ha-pa‘am ‘etsem me-atzamai u-vasar mi-besari, le-zot yiqare ishah ki me-ish luqqachah zot.
Traduzione letterale:
E l’uomo disse: “Questa volta è osso dalle mie ossa e carne dalla mia carne. Per questa sarà chiamata donna, poiché dall’uomo è stata presa questa”.
Analisi Filologica
“זֹאת הַפַּעַם” (zot ha-pa‘am) – “questa volta”
L’espressione “זֹאת הַפַּעַם” indica un momento di riconoscimento speciale, come se l’uomo dichiarasse che, finalmente, è stata trovata una corrispondenza adeguata. “הַפַּעַם” (ha-pa‘am) viene tradotto come “questa volta”, ma ha anche il senso di “occasione” o “evento”.
“עֶצֶם מֵעֲצָמַי” (‘etsem me-atzamai) – “osso dalle mie ossa”
La parola “עֶצֶם” (‘etsem) significa letteralmente “osso”, ma ha anche la connotazione di essenza o sostanza fondamentale. L’uso di questa parola suggerisce un legame intimo e indissolubile tra l’uomo e la donna. In contesti più ampi, “עֶצֶם” può anche riferirsi alla “struttura” di qualcosa, sottolineando l’importanza strutturale della donna nell’essere umano completo.
“בָּשָׂר מִבְּשָׂרִי” (basar mi-besari) – “carne dalla mia carne”
La ripetizione di “בָּשָׂר” (basar) sottolinea la materialità e la connessione fisica. Questo termine è usato comunemente nella Bibbia per riferirsi al corpo umano e rappresenta la natura tangibile e concreta dell’unione tra uomo e donna. La frase implica una condivisione della stessa sostanza corporea, oltre che dell’essenza spirituale.
“יִקָּרֵא אִשָּׁה כִּי מֵאִישׁ” (yiqare ishah ki me-ish) – “sarà chiamata donna, poiché dall’uomo”
Il gioco di parole tra “אִשָּׁה” (ishah, donna) e “אִישׁ” (ish, uomo) mette in evidenza una relazione etimologica che sottolinea l’origine comune. Questo legame etimologico riflette l’idea che la donna sia un’estensione dell’uomo, presa da lui e quindi parte integrante della sua identità.
“לֻקֳחָה־זֹּאת” (luqqachah zot) – “è stata presa questa”
Il verbo “לֻקֳחָה” (luqqachah, presa) è nella forma passiva, indicando che la donna è stata “tratta” dall’uomo. Questo termine appare spesso nella Bibbia con il significato di “ricevere” o “ottenere” qualcosa con intenzione o volontà, suggerendo che la creazione della donna non sia un atto accidentale, ma piuttosto un intervento intenzionale di Dio.
Analisi
La dichiarazione di Adamo in Genesi 2,23 è il primo riconoscimento verbale della relazione tra uomo e donna. La donna non è un’entità separata o inferiore, ma viene riconosciuta come parte dell’identità umana completa. La narrazione sottolinea la complementarità tra uomo e donna: sono distinti, ma anche intrinsecamente connessi.
Questo tema della complementarità appare altrove nella Bibbia. Ad esempio:
- Cantico dei Cantici 2,16: “Il mio diletto è mio, e io sono sua” mette in luce la relazione simbiotica e reciproca tra gli amanti, riflettendo il legame essenziale introdotto in Genesi.
- Efesini 5,28-30: Nel Nuovo Testamento, Paolo paragona l’amore tra marito e moglie all’amore di Cristo per la Chiesa, unificando corpo e spirito in una relazione profonda e interdipendente.
Altri brani con temi simili
- Genesi 29,14: Laban dice a Giacobbe: “Tu sei mio osso e mia carne”, un’espressione che sottolinea la stretta parentela e il legame familiare. Ciò riflette come in Genesi 2,23 l’unione tra uomo e donna sia vista come un’unione di famiglia.
- 2 Samuele 5,1: Le tribù di Israele dichiarano a Davide: “Noi siamo tuo osso e tua carne”, esprimendo la loro fedeltà e la loro appartenenza alla stessa origine.
- Efesini 5,31: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne.” Questo versetto, che cita direttamente Genesi 2,24, riafferma l’intento originario della creazione di un’unione indivisibile tra marito e moglie.
Riflessione esistenziale
Il versetto di Genesi 2,23 ci invita a riflettere sul significato delle relazioni umane e della connessione intima tra due persone. L’espressione “osso dalle mie ossa e carne dalla mia carne” non indica solo una relazione fisica, ma una profonda unità esistenziale. La donna, creata dall’uomo, rappresenta non un semplice complemento, ma un riflesso della sua stessa essenza.
Questo principio può essere esteso oltre il matrimonio e applicato alle relazioni umane in generale: l’importanza di riconoscere l’altro come parte della nostra stessa umanità. Viviamo in un mondo che spesso separa e divide, ma la lezione di Genesi ci ricorda che siamo connessi in modo fondamentale, creati per vivere in comunità e reciprocità.
In un contesto moderno, questa idea può incoraggiare un approccio più empatico alle relazioni, riconoscendo che, indipendentemente dalle differenze, condividiamo tutti una comune “carne e ossa”. È un invito a guardare agli altri non come estranei o opposti, ma come parte integrante della nostra esperienza umana condivisa.