Filone di Alessandria, vissuto tra il 20 a.C. e il 50 d.C., è stato uno dei più influenti esegeti dell’antichità cristiana. La sua opera, ancorata alla tradizione giudaica e greca, ha lasciato un’impronta duratura sulla comprensione della Bibbia e sull’interpretazione delle Sacre Scritture.
Filosofia e contesto culturale
Filone visse in un periodo di transizione culturale, dove le influenze ellenistiche e giudaiche si fusero. La sua abilità nel sintetizzare elementi della filosofia greca, in particolare del platonismo, con la tradizione ebraica, ha fornito un nuovo approccio all’interpretazione delle Scritture.
Interpretazione allegorica
Uno dei contributi più significativi di Filone all’esegesi biblica è stata la sua adozione dell’interpretazione allegorica. Filone credeva che la Bibbia non dovesse essere letta solo alla lettera, ma che dovesse essere compresa anche simbolicamente. In questo modo, poteva essere applicata a livelli più profondi di comprensione.
Filone sosteneva che le storie bibliche contenessero significati nascosti, spesso allegorici, che portavano a una comprensione più profonda dei principi spirituali.
L’approccio allegorico di Filone non si limitava alla narrativa biblica, ma si estendeva anche alla teologia. Per lui, il monoteismo e l’essenza divina erano concetti fondamentali. Attraverso l’allegoria, cercava di spiegare la natura di Dio e il suo rapporto con il mondo creato.
L’influenza di Filone si è estesa ben oltre il suo tempo. Le sue opere sono state studiate e citate da numerosi teologi e filosofi cristiani successivi, tra cui Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino. La sua interpretazione allegorica ha contribuito a plasmare l’approccio cristiano all’interpretazione della Bibbia nel corso dei secoli.
Alcuni esempi
- La creazione (Genesi 1-2): Filone interpretò la creazione del mondo in senso allegorico. Nella sua opera “De Opificio Mundi” (Sulla Creazione del Mondo), sosteneva che il racconto della creazione rappresentasse simbolicamente il progresso dell’anima verso la conoscenza di Dio. Ad esempio, il giardino dell’Eden rappresentava la mente umana, e gli alberi simboleggiavano virtù e vizi.
- L’arca di Noè (Genesi 6-9): riguardo all’episodio dell’Arca di Noè, Filone, nel suo lavoro “Quis Rerum Divinarum Heres Sit” (Chi è l’Erede delle Cose Divine), suggerì che l’Arca fosse una rappresentazione dell’anima che cerca rifugio da una vita immersa nel peccato. Gli animali, a bordo dell’Arca, simboleggiavano le passioni umane che dovevano essere controllate.
- L’episodio di Mosè e il roveto ardente (Esodo 3): nella sua opera “De Vita Mosis” (Sulla Vita di Mose), Filone interpretò il roveto ardente come un simbolo della divinità eterna di Dio. Sostenne che il fuoco che non consumava il roveto rappresentava il fatto che la divinità poteva influenzare il mondo senza essere influenzata da esso.
- Il Decalogo (Esodo 20): riguardo ai dieci comandamenti, Filone, in diverse opere tra cui “Legum Allegoriarum” (Leggi Allegoriche), interpretò ciascun comandamento in senso allegorico. Ad esempio, il divieto di adorare idoli poteva essere interpretato come un richiamo a evitare l’adorazione di desideri materiali al posto del divino.