“La fonte della vita. L’eterno nascosto nell’anima” è il titolo del nuovo libro di Simone Venturini, edito da Emersioni.
Una guida rivoluzionaria alla ricerca della casa interiore dove rifugiarsi quando tutto sembra crollare e si pensa di aver fallito, come spiega l’autore.
Mai come per un’opera come questa vale la prima domanda: perché questo libro?
«Sant’Agostino diceva che “la verità abita dentro l’uomo”, così come Cristo che è via, verità e vita.
Anche nelle omelie o anche nelle catechesi, si dice spesso che Dio “abita nel cuore”, ma poi la gente si chiede cosa significhi concretamente questa frase e come poter trovare Dio dentro se stessi.
Il mio libro nasce da questa esigenza, che è stata ed è ancora la mia, dopo aver vissuto un periodo particolarmente difficile della mia vita.
Credo sia anche l’esigenza di ogni credente che antepone l’esperienza del divino alle idee astratte su di lui».
Lei parla di «eterno nell’anima»: ma ci sono attimi di eternità che possiamo vivere nel quotidiano? Com’è, secondo lei, il rapporto tra l’uomo e il concetto di eternità?
«Il nostro quotidiano è pieno di “attimi di eternità” a patto che sappiamo riconoscerli. Torniamo, così, alla questione centrale, ossia al tema della presenza di Dio in noi e come scoprirla.
Il fatto che noi – pur essendo mortali – siamo anche destinati all’eternità, suscita non pochi problemi nella gente. Come e dove sperimentare questa eternità nella vita di tutti i giorni?
Parole come “anima” sono diventate una mera astrazione, un termine senza più alcun senso.
La colpa non è (solo) della gente, ma (anche) di una certa teologia che non parla più di anima e, se lo fa, ne relega la realtà in concetti fumosi e sempre un po’ troppo razionali.
L’anima è una dimensione interiore, laddove possiamo unirci a Dio e a tutto ciò che esiste. Ma occorre riscoprirla insieme alle immagini eterne che la abitano».
Quanta insoddisfazione di se stessi vede e conosce nella società di oggi? Quali sono le cause più rilevanti secondo lei?
«Tanta, anche tra i cristiani.
Secondo me l’uomo non trova più la propria consistenza e sussistenza in una interiorità coltivata e “reale”, ossia sperimentata come rifugio e base della vita, soprattutto quando essa mette alla prova.
Si corre da un posto all’altro, da un’esperienza all’altra, ma si resta sempre confusi e frustrati, perché non si osa mettere in discussione quegli stessi punti di vista che, da un lato,
sono ritenuti irrinunciabili per la propria identità, ma dall’altro sono spesso un vero e proprio impedimento alla crescita umana e spirituale».
Le statistiche e i sondaggi dicono che in molti Paesi del mondo «occidentale» la gente va sempre meno a Messa: ma allora come viene cercato Dio oggi?
«Dio viene cercato in ogni ogni situazione della vita, anche senza saperlo. Si cerca negli elementi della vita quel sapore di eternità che solo Dio sperimentato vivo dentro se stessi può donare.
La disperazione aumenta, nutrita da una mancanza di fiducia in tutto ciò che è “istituzionale”.
Ben pochi però osano cambiare laddove si può, ossia non le strutture esterne, ma gli spazi e i tempi del cuore, ormai inadatti a tenere il passo con un mondo che offre tante risposte a domande sempre nuove.
Il risultato è che il Dio dei cristiani sta diventando per molti un po’ come quello degli gnostici, lontano ed assente, mentre da altri viene confuso con una statua, una visione privata, una certa esperienza mistica, ecc».
Senza svelarci troppo, ci dice un suggerimento che questo libro dà per individuare Dio nel proprio cuore e trovare la strada della felicità?
«Per non ridurre Dio a una dottrina o a un sistema di precetti da osservare che permetterebbero di sentirsi con “la coscienza a posto”, bisognerebbe invece, con coraggio, guardare in faccia a tutti gli idoli che abbiamo costruito con le nostre mani e che sono del tutto incapaci di aiutarci, quando dobbiamo affrontare prove difficili.
La pace e la sicurezza interiori, quelle che non crollano, si trovano solo se si osa “sfrondare” la nostra spiritualità da tanti miti e false immagini, permettendo così lentamente a Dio di emergere dal fondo dell’angoscia e di imporsi come alba luminosa e promessa di felicità nella nostra anima.
Occorre uscire dal clima di allarmismo, di pessimismo per assumere l’onere dell’esitare, l’onere e l’onore di essere stati creati a Sua immagine e somiglianza, capaci cioè di portare eternità e orizzonti immensi ad una umanità stanca e confusa».