Esodo 14, il famoso brano dell’apertura del mare (rosso), è un testo molto esemplificativo per capire il processo di formazione di un testo biblico, dal suo nucleo originale, fino alla forma finale che oggi troviamo nelle nostre Bibbie. I biblisti chiamano questo lavoro “esegesi storico critica”.
Il primo passo di questa metodologia è il riconoscimento di eventuali testi diversi fusi insieme da uno o più redattori nel corso del tempo, prendendo informazioni da fonti diverse e magari aggiungendo anche qualche riflessione ulteriore che non rientrava nel materiale ricevuto.
Prendiamo un semplice versetto del testo che esemplifica e racchiude due versioni diverse dell’apertura del mare o, due modi diversi di presentare lo stesso evento. Diciamo subito che in Esodo 14 mai si parla di Mar Rosso, bensì semplicemente “il mare” (הַיָּ֑ם – hayyam). Ciò ha un motivo preciso che vedremo più avanti.
Ecco il versetto:
Allora Mosè stese la mano sul mare
E il Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero
Esodo 14,21
Secondo gli studiosi, i due colori evidenziano e tematizzano due versioni diverse fuse insieme nello stesso capitolo. Secondo il testo in verde, Mosè stende la mano sul mare e le acque si dividono (cfr. anche v. 16); secondo il testo evidenziato in rosso, il Signore fa soffiare un vento che prosciuga il mare.
Sono come dei titoli di due racconti fusi insieme e che è compito dei biblisti riconoscere:
Racconto A – “divisione delle acque“. Il v. 21 è l’esecuzione di un ordine dato al v.16. Qui si dice anche che “gli ebrei entreranno nel mare all’asciutto” frase che corrisponde a ciò che si dice al v. 22a. A questo racconto appartengono anche le osservazioni sulle “muraglie di acqua” al v. 22 e al v. 29.
Il racconto sarebbe così composto dai seguenti versetti: 1-4.7-8.15-18.21 (“e Mosè stese la mano sul mare e le acque si divisero”), 22-23.26.27 (“e Mosè stese la mano sul mare”), 28-29. Il tema di fondo di questi versetti, oltre alla divisione del mare, è la corrispondenza tra la parola di Dio e il suo compimento, tema tipico dell’autore sacerdotale.
L’intenzione del racconto è la manifestazione della gloria di Dio davanti agli egiziani. Vi è però un problema. Perché al v. 15 Dio chiede a Mosè il motivo per cui grida verso di lui se in precedenza, nel testo, non si menziona tale grido di Mosè?
Racconto B – “prosciugamento del mare“. Questo secondo racconto sarebbe composto dai seguenti versetti: 13,17-18; 14,5.6-7.10.13-14. 21 (“e il Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto”).24-25.27.28b.30-31.
I temi che legano questi versetti – che offrono nell’insieme una versione meno coerente del miracolo rispetto alla precedente – sarebbero: la nube, il timore, il vocabolario militare e le notazioni di tempo. Qui è Mosè che parla e Dio agisce e lo scopo del racconto è la salvezza d’Israele. Compiuto il miracolo, Israele crede non solo al Signore, ma anche a Mosè.