L’alfabeto ebraico contiene alcune lettere che sono chiamate gutturali, perché hanno una pronuncia particolare. Esse sono: he ה, chet ח e ghayin ע. Per la loro pronuncia, ascolta questo audio:
In Ebraico, ad esse sono assimilate anche aleph א e resh ר , per il fatto che – come le gutturali – non possono raddoppiare. Fin qui qualcosa della grammatica. Guardati questo video sulle consonanti ebraiche:
Ma cosa significano queste lettere? Inizio dalla più difficile da pronunciare: עַיִן. Alcuni sostengono che il suono della consonante è simile al verso di un cammello quando viene caricato di un peso. Chissà?
Significato
Tuttavia, al di là del suono, la parola עַיִן significa “occhio, fonte”. Nel proto-ebraico, che usava elementi pittografici per indicare le lettere – c’era l’immagine di un vero e proprio occhio, che poi nel tempo si trasformò nel suono consonantico:
Per gli antichi ebrei, infatti, l’occhio è la sorgente di ciò che sta dentro l’uomo, perché proietta la sua luce – se presente – nell’ambiente circostante. Forse così si comprendono le parole di Gesù:
La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
Matteo 6,22-23
L’uomo sta bene – fisicamente e spiritualmente – se l’occhio è luminoso, perché ne riflette l’integrità (cfr. Proverbi 22,9 טֹֽוב־עַ֭יִן thov ‘ayn “occhio buono”; Proverbi 23,6 רַ֣ע עָ֑יִן ra’ ‘ayin “occhio malvagio”). Per Gesù, che era un ebreo (il suo nome significa “Yahweh salva” יְהֹושֻׁ֣עַ Yehoshua’ abbreviato YESHUA’ o YESHU) non c’era una netta distinzione tra corpo e quella che noi oggi chiamiamo “anima”.
L’uomo era נֶפֶשׁ nefesh ossia, potremmo dire, “unità psicofisica”, anche se נֶפֶשׁ nefesh non indicava propriamente l’anima come il cattolicesimo generalmente la intende. In tale contesto, עַיִן rappresenta l’occhio esteriore, ma anche quello interiore che può vedere la “luce divina” quella creata il primo giorno della creazione (Genesi 1,3).
Tanto è vero che, si parla anche di occhio di Dio – עַיִן יהוה ghayin adonai – per indicare l’onniveggenza spirituale di Dio (Proverbi 15,3).
Il simile attira il simile
Come c’è un occhio che viene dalla luce del corpo e vede la luce di Dio, c’è anche l’occhio malvagio che viene dalla tenebra interiore e riconosce anche al di fuori chi le appartiene. Infatti, uomini e donne attirano chi è a loro simile, partendo proprio dagli occhi – o per dir meglio “occhiate” – che ci si scambia.