Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.
Genesi 2,19
Interessante questo Dio che conduce gli animali da lui creati all’uomo, per vedere come questi li avrebbe chiamati. “Dare il nome”, nella Bibbia, significa attribuire ad una persona o realtà la sua precisa funzione in relazione all’ambiente e alla collettività.
L’importanza del nome nella Bibbia
In genere, il nome viene dato da Dio. Ricordiamo, infatti, che nella prima versione della creazione – al capitolo 1 – è Dio stesso a chiamare le tenebre “notte” e la luce “giorno”. Spesso, Dio attribuisce anche agli uomini nomi nuovi.
Per esempio ad Abramo. Il suo nome “di nascita” era “Abram” (in Ebr. אַבְרָם), che però Dio cambia in “Abraham” (in Ebr. אַבְרָהָם), ossia “padre di molti popoli” (cf. Gen 17,5). Similmente con Sara, che Dio chiamerà non più “Sarai” (in Ebr. שָׂרַי), ma “Sara” (in Ebr. שָׂרָה – cf. Gen 17,15).
Il nome nuovo dato da Dio ad una persona indica la missione che quella persona dovrà svolgere a favore del prossimo. Perciò, quando Dio vuole che l’uomo dia un nome a ciascun animale, Egli vuole che Adamo attribuisca a ciascun essere vivente la sua funzione. Perché delega all’uomo una prerogativa che, altrove , riserva solo a se stesso?
Perché Adamo dà il nome a ciascun animale?
Gli animali dovranno porsi in relazione con l’uomo e non con Dio. Forse, sarebbe meglio dire che il rapporto degli animali col Creatore è mediato dall’uomo.
L’uomo creato da Dio, infatti, è una sorta di suo “luogotenente”, una specie di “viceré”, chiamato a rappresentarlo ufficialmente sulla terra. Dio, perciò, ritiene che l’essere umano sia degno di grande fiducia e che affiderà a ciascuna animale una funzione utile a se stesso, senza con ciò piegare o soggiogare gli animali alla propria brama di possesso o di sfruttamento.
Gli animali sono stati tratti dalla stessa “madre terra” – in Ebr. אֲדָמָה – ‘adamàh (nome al genere femminile) – da cui anche l’uomo è stato tratto. Animali ed esseri umani vengono, perciò, da una stessa madre e devono rispettarsi vicendevolmente.
Il nome che il primo uomo darà agli animali non dev’essere confuso coi nomi degli animali di uso corrente nelle diverse lingue moderne. Per esempio, il nome dell’animale che noi oggi chiamiamo “pecora”, secondo il versetto della Genesi sarebbe stato “l’animale che dà lana per fare indumenti e latte per cibarsi”.
Chiaramente, anche in Ebraico gli animali hanno i loro nomi propri, ma ciò non toglie che nel versetto della Genesi il nome indichi invece la funzione, la “mission”, se così possiamo dire, degli animali in funzione dell’uomo e del creato.
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