Il testo di Deuteronomio 6,4-9 è considerato il nucleo più espressivo della fede ebraica, noto come “Shemà Israel”. È anche chiamato il “piccolo credo d’Israele”, perché contiene appunto il succo della devozione e della religiosità ebraica.
Di seguito una spiegazione parola per parola del primo e fondamentale versetto:
שְׁמַ֖ע (Shemà) – Questa è la prima parola ed è un comando che significa “ascolta” o “ascolta attentamente”. La religione ebraica è la religione dell’ascolto, più che della visione. Infatti, la fede ebraica viene trasmessa di padre in figlio, attraverso racconti e leggi, fin dall’antichità.
יִשְׂרָאֵ֑ל (Yisra’el) – è la parola per “Israele”, il nome del popolo ebraico e che deriva dal patriarca Giacobbe, al quale Dio cambio nome, dopo aver lottato con un misterioso essere divino, tutta la notte (Genesi 32,29).
יְהוָ֥ה (YHWH) – il nome sacro di Dio, spesso pronunciato come “Adonai” oppure “Hashem” dagli ebrei per evitare di pronunciare il nome divino direttamente. La vera e più antica pronuncia del tetragramma, suffragata anche da scoperte archeologiche, è Jahweh.
אֱלֹהֵ֖ינוּ (Elohènu) – significa “nostro Dio”. È una forma plurale che sottolinea la grandezza e l’importanza di Dio. La forma plurale del nome divino è solo formalmente tale, perché nel 99,9% dei casi è associata a verbi al singolare.
יְהוָ֥ה (YHWH) – Di nuovo, questo è il nome sacro di Dio, di cui abbiamo parlato sopra.
אֶחָֽד (Echad) – Questa è l’ultima parola ed è fondamentale nella dichiarazione di fede ebraica. Significa “uno” e indica l’unicità del dio ebraico rispetto alle altre divinità.
La mezuzah
Questo è uno dei testi contenuto nella scatoletta – mezuzah מְזוּזָה – che ancor oggi gli ebrei mettono nello stipite della porta d’ingresso delle abitazioni.
Ciò ricorda l’episodio biblico narrato nel libro dell’Esodo, dove gli ebrei in Egitto segnarono gli stipiti delle porte con il sangue di un agnello, per evitare il flagello della morte dei primogeniti (Esodo 12) che invece colpì il resto dell’Egitto.