(Articolo di Cecilia Mariotto e Lisetta Delsoldato)
Leggiamo così nel vangelo di Luca:
Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
(LC 15,4)
Ma se ci pensiamo bene…chi di noi lascerebbe novantanove pecore nel deserto per recuperarne una?
Sembra assurdo mettere in pericolo un gregge, abbandonato nel deserto, dove la terra è arida, secca e pericolosa, per salvare una sola pecora.
Le novantanove pecore e il deserto מִדְבָּר
Ma conoscere l’ebraico ci aiuta ad andare un po’ più a fondo. Il deserto è luogo impervio, ostile, dove non c’è né acqua né cibo.
È il luogo degli ebrei, che hanno camminato quarant’anni per cercare e trovare una meta, una terra, una casa.
Nessuno vorrebbe mai trovarsi nel deserto, solo e smarrito.
Le novantanove pecore e la Parola דָבָר
Che cosa “nasconde” la parola deserto? In ebraico deserto ha la stessa radice di “parola” (in ebraico דָבָר ).
Il deserto diventa allora il luogo di solitudine dove il Signore parla, e l’ostilità diventa opportunità di ascolto e di crescita
La radice: ד ב ר
Le novantanove pecore allora sono nel luogo in cui parla D-o, nel luogo in cui possono ascoltare la su voce. Sono in un luogo sicuro. E lì vedranno arrivare il pastore con quella che se ne era andata per la sua strada.