Mentre gli Israeliti attraversavano il deserto alla ricerca della terra promessa, Balak, re di Moab, preoccupato per la loro vicinanza, decise di chiamare Balaam, un profeta rinomato, per maledire il popolo d’Israele. Tuttavia, Dio aveva proibito a Balaam di accettare questa richiesta. Il racconto si trova in Numeri 22.
Il racconto
Balaam, inizialmente riluttante a disobbedire a Dio, fu persuaso da emissari moabiti che cercarono di corromperlo con ricchezze.
Tuttavia, quando Balaam accettò di seguirli, l’asino su cui viaggiava si rifiutò di continuare, vedendo un angelo divino sulla strada. Balaam, incapace di vedere l’angelo, reagì con frustrazione, colpendo l’asino.
L’asino aprì la bocca e parlò, chiedendo a Balaam il motivo dei colpi ricevuti. Questo evento straordinario rivelò la presenza dell’angelo al profeta. L’asino, fedele al suo ruolo, cercava di proteggere Balaam dal pericolo divino.
Alla fine, Balaam, consapevole della volontà divina, si inchinò all’angelo e chiese perdono. Dio permise a Balaam di continuare il viaggio verso Moab, ma con l’obbligo di parlare solo ciò che Dio gli avrebbe detto.
Giunto da Balak, invece di pronunciare maledizioni su Israele, Balaam fu guidato a benedirli. Nonostante la pressione di Balak, Balaam rimase fedele alla volontà di Dio e dichiarò benedizioni sul popolo eletto.
Il nome ebraico di Balaam è בִּלְעָם e si pronuncia Bil’am. Il significato del nome non è completamente chiaro, ma può essere interpretato in vari modi.
In ebraico, la radice “בָּלַע” (balah) può significare “distruggere” o “divorare”, e alcuni studiosi suggeriscono che “Bil’am” potrebbe essere collegato a concetti di distruzione o rovina.
Racconti di animali che parlano: le fiabe
L’episodio di Balaam e il suo asino, con l’asino che parla, può essere considerato un elemento che ricorda le fiabe o le storie folkloristiche.
La narrazione di un animale che comunica con gli esseri umani, specialmente in modo sorprendente e insolito, presenta delle similitudini con elementi tipici delle fiabe, come per esempio coi racconti dei celebri fratelli Grimm.
Nelle fiabe, spesso si trovano animali parlanti che agiscono come figure sagge o portatrici di messaggi importanti.
Nel caso di Balaam, l’asino che parla svolge un ruolo chiave nel rivelare la presenza dell’angelo divino e nell’avvertire Balaam del pericolo imminente. Questo evento straordinario ha una valenza simbolica e serve a sottolineare la volontà divina, oltre a fornire un elemento di meraviglia nella narrazione.
Anche se la Bibbia non è una raccolta di fiabe nel senso tradizionale, contiene elementi narrativi che possono richiamare alcune caratteristiche delle fiabe, inclusa l’incorporazione di eventi miracolosi o soprannaturali.
Il significato profondo e la coscienza degli animali
Questo racconto biblico offre diverse lezioni. Innanzitutto, mostra l’importanza dell’obbedienza a Dio, anche quando le tentazioni materiali sono forti.
In secondo luogo, la storia sottolinea il ruolo sorprendente dell’asino come strumento di rivelazione divina, dimostrando che Dio può utilizzare mezzi insoliti per comunicare la Sua volontà.
Infine, occorre finalmente abbandonare il concetto riduzionista riguardante la non coscienza degli animali. Apparentemente essi non parlano, ma percepiscono a volte molto meglio di noi le energie – negative e positive – che circolano intorno a noi.
Dio dunque può benissimo farci capire qualcosa di importante per la nostra vita proprio attraverso di essi.
Perché ricordiamoci che aldilà dei facili giudizi e dottrine assolutamente teoriche dei teologi più intransigenti, il libro del Qoelet ci ricorda che anche essi hanno uno spirito, proprio come l’uomo:
Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?
Qoelet 3,21