La Bibbia è attraversata da cima a fondo da quello che io chiamo il lessico del caos, ossia delle parole ebraiche – e anche greche – che designano uno spazio, un mondo avverso ma complementare a quello del cosmo, della luce. Due ambiti che Dio separa, fin dall’inizio.
Diciamo che luce e tenebre sono un po’ il comune denominatore di tutte le manifestazioni – espresse in parole – del bene e del male. Vediamo alcune.
Sheol, tehom e abaddon
Lo שְׁאוֹל per esempio. Esso è un “non luogo” – anche se immaginato sotto terra – perché lì vivono le ombre delle persone morte, una sorta di esistenza molto diminuita (vedi per es.: 1 Samuele 28). Un luogo tenebroso che partecipa della sostanza di “luoghi” ben più sinistri e tenebrosi.
Infatti, abisso (תְּהוֹם tehom) e tenebre sono strettamente congiunti (cfr. Genesi 1,2), così come a tenebre è congiunto l’orribile abaddon (in Ebr. אֲבַדּוֺן). Questo termine rappresenta una prima specificazione dell’indistinto sheol, perché indica la “distruzione” che vi regna (cfr. Giobe 26,6; Proverbi 27,20).
L’angelo distruttore
Un termine, quest’ultimo, che troverà una sua personificazione nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse:
Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso; egli aprì il pozzo dell’Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera. Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra.
E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. Però non fu concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo. In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà.
Queste cavallette avevano l’aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano corone che sembravano d’oro e il loro aspetto era come quello degli uomini.
Avevano capelli, come capelli di donne, ma i loro denti erano come quelli dei leoni. Avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all’assalto. Avevano code come gli scorpioni, e aculei. Nelle loro code il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi.
Il loro re era l’angelo dell’Abisso, che in ebraico si chiama Perdizione, in greco Sterminatore.
Apocalisse 9,1-11
L’angelo dell’abisso
L’ultimo versetto in greco è così:
ἔχουσιν ἐπ’ αὐτῶν βασιλέα τὸν ἄγγελον τῆς ἀβύσσου, ὄνομα αὐτῷ Ἑβραϊστὶ Ἀβαδδών, καὶ ἐν τῇ Ἑλληνικῇ ὄνομα ἔχει Ἀπολλύων
La parte in neretto è “il suo nome in Ebraico è Abaddon” ed è l’angelo distruttore (Ἀπολλύων – apollyon) – che presiede all’invasione delle cavallette oscure che pungono l’uomo come gli scorpioni, senza farlo però farlo perire.
Al di là dei facili accostamenti con personaggi attuali – per altro legittimi – è la tenebra da cui l’angelo distruttore proviene e che porta ovunque buio, dolore e disperazione. Questa è l’attività principale del Male, che la Bibbia da cima a fondo cerca di illustrare.
Photo by Alessio Zaccaria on Unsplash