La parola “Torah (תּוֹרָה) deriva dalla radice verbale ירה (yarah), che significa “insegnare” o “guidare” ed anche “lanciare”. Questa connessione etimologica rivela il senso della parola che indica una guida, un insieme di istruzioni divinamente ispirate per vivere una vita significativa e moralmente retta.
Tradizionalmente, il termine indica i primi cinque libri della Bibbia, parte altrimenti detta “Pentateuco“.
Due brani significativi
Renderò la tua discendenza numerosa come le stelle del cielo e concederò alla tua discendenza tutti questi territori: tutte le nazioni della terra saranno benedette per la tua discendenza; per il fatto che Abramo ha obbedito alla mia voce e ha osservato ciò che io gli avevo prescritto: i miei comandamenti, le mie istituzioni e le mie leggi (וְתוֹרֹתָֽי – torotay)».
(Genesi 26,4-5)
In questo brano importante che estende la benedizione di Abramo al figlio Isacco, abbiamo il plurale di torah – torotay – a indicare che il termine non significa solo i primi cinque libri della Bibbia ma anche insegnamenti in generale.
La sua obbedienza alle istruzioni divine sottolinea l’importanza di seguire la Torah come guida per una vita retta.
Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge (וְהַתּוֹרָה֙ – wehattorah) e i comandamenti che io ho scritto per istruirli».
Esodo 24,12
Questo brano è un punto culminante, in cui la Torah viene consegnata direttamente da Dio a Mosè sul Monte Sinai. Le tavole di pietra rappresentano la sacralità e l’eternità della legge divina.
Qui “legge” non equivale alla prima parte della Bibbia, il pentateuco, ma all’insieme di leggi e norme contenute nei capitoli 19-24 del libro dell’Esodo.
Il sommo sacerdote Chelkia disse allo scriba Safàn: «Ho trovato nel tempio il libro della legge (סֵ֧פֶר הַתּוֹרָ֛ה – sèfer hattorah)». Chelkia diede il libro a Safàn, che lo lesse. Lo scriba Safàn quindi andò dal re e gli riferì: «I tuoi servitori hanno versato il denaro trovato nel tempio e l’hanno consegnato agli esecutori dei lavori, addetti al tempio». Inoltre lo scriba Safàn riferì al re: «Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro». Safàn lo lesse davanti al re.
2 Re 22,8-10
Qui il termine “legge” indica probabilmente la parte più antica del libro del Deuteronomio – 12-26 – che gli studiosi considerano come il progetto ispiratore dei cosiddetti deuteronomisti che alla corte del re Giosia, iniziarono a stendere un primo abbozzo della storia d’Israele.
Significato profondo
La Torah costituisce il nucleo fondante della fede ebraica. Essa contiene le istruzioni dirette di Dio a Mose sul Monte Sinai, consegnando le tavole della legge e stabilendo il patto tra il popolo e il divino. Questo atto fondamentale segna l’inizio di una relazione speciale e sacra.
Al suo interno, la Torah non si limita a elencare leggi e comandamenti; essa offre una guida completa per condurre una vita significativa e in armonia con il divino. Attraverso insegnamenti etici, morali e spirituali, la Torah plasmò e continua a plasmare la coscienza ebraica.
La Torah non è solo una lista di regole astratte, ma anche una narrazione viva e avvincente. Racconta le storie di figure iconiche come Abramo, Isacco, Giacobbe e Mose, offrendo lezioni e ispirazioni attraverso le esperienze di questi protagonisti.
La Torah è celebrata non solo nella lettura privata, ma anche pubblicamente nelle sinagoghe. Ogni settimana, durante il servizio, una porzione della Torah viene letta davanti alla congregazione, evidenziando la centralità di questo testo nelle pratiche religiose ebraiche.
La Torah è il filo conduttore che collega le generazioni di ebrei. Attraverso le scritture, gli insegnamenti della Torah sono passati di padre in figlio, garantendo la continuità della fede ebraica nel corso dei secoli.
Gesù e la Torah
Gesù da buon ebreo, ebbe un legame profondo con la Torah. Esaminiamo come la Torah continui a essere un elemento chiave negli insegnamenti di Gesù, fungendo da ponte tra l’Ebraismo e il Cristianesimo.
Eli crebbe in un contesto in cui la Torah era al centro della vita religiosa. Nei Vangeli, emerge chiaramente il rispetto di Gesù per la legge ebraica. In Matteo 5,17, egli afferma:
Non crediate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare compimento.
Questo riconoscimento della validità della Torah da parte di Gesù sottolinea il suo impegno a mantenere un legame con la tradizione ebraica, anche mentre introduce nuovi insegnamenti.
Anzi, nel Vangelo di Matteo, egli è presentato come “nuovo Mosè”, perché come lui insegna e dà leggi al popolo da un monte, lasciando in eredità alle generazioni di ogni tempo il bellissimo e programmatico “discorso della montagna” (Matteo 5-8).
L’amore come compimento della Torah
I farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si radunarono; e uno di loro, dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova: «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» Gesù gli disse: «”Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente“. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso“. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».
Matteo 22,34-40
Il verbo “dipendere” il greco è κρεμάννυμι (kremànnumi) che significa “essere sospeso, appeso” e perciò l’amore è ciò che “regge” la legge e questa senza l’amore non può sussistere, non è significativa.