(di Valentina Lagonigro). In seno allo studio delle metodologie esegetiche, uno degli approcci che è fiorito a partire dall’epoca moderna sino ad arrivare a quella contemporanea, è quello che segue il metodo storico-critico.
L’esegesi storico-critica
La peculiarità di tale metodo consiste nell’analisi del testo biblico da un punto di vista storico, immergendolo dunque, in una prospettiva spazio-temporale, privilegiando l’aspetto diacronico del tempo.
L’esegesi di questo tipo, adottata anche per lo studio del corpus testuale neo testamentario, ha posto in luce diverse problematiche relative alle Scritture canonizzate e all’utilizzo da parte di queste, di fonti testuali attendibili e valide per confermare le “verità” presentate nei loro scritti.
Sulla scia del discorso dell’analisi e della critica ad fontes, soprattutto nella formazione e nelle influenze reali o presunte tra i quattro vangeli canonici , si inserisce l’euaggelion di Marcione , un testo molto affine al vangelo lucano.
Le notizie note riguardo l’opera e Marcione stesso, provengono dalla tradizione testuale eresiologica, in particolare dall’opera di Epifanio di Salamina, nel Panarion (risalente al 377 ca.) e più ampiamente dall’Adversus Marcionem di Tertulliano (la prima redazione è datata al 207-8).
Cosa diceva Marcione?
Tertulliano risulta essere la fonte principale per la ricostruzione del pensiero marcioneo, poiché non sono stati trovati manoscritti contenenti il testo del cosiddetto “Vangelo di Marcione”.
La ricostruzione dell’opera in Tertulliano appare certamente faziosa, sin dall’incipit Marcione viene definito come “più insopportabile delle bestie di quella regione barbara” (con riferimento al Ponto Eussino),
dal momento che il suo pensiero – successivamente definito eretico – consiste nel postulare l’esistenza di due entità divine distinte, il Dio del Vecchio Testamento e il Dio del Nuovo.
Così si apre la finestra sulla polemica antignostica che viene risolta da Tertulliano con il ricorso al principio di autorità delle Sacre Scritture, senza avvalersi di un metodo effettivamente critico nei riguardi del testo.
L’interesse mutuato verso l’opera di Marcione si deve, oltre alle notizie riportate dagli eresiologi su tematiche quali lo gnosticismo e il giudaismo tra II e III secolo d.C., alla funzione che essa riveste nei riguardi della formazione del “vangelo tetramorfo”.
Le posizioni di fronte all’opera di Marcione
La primissima tesi in merito al problema, fu risolta dai padri della Chiesa ponendo l’euaggelion in stretta dipendenza dal Vangelo di Luca.
Con la nascita del metodo storico- critico, studiosi come J. S. Semler rifiutarono la tesi degli eresiologi e la tesi tradizionale fu ribaltata nella seconda metà dell’Ottocento da A. Ritschl che rendeva dipendente il Vangelo di Luca dal Vangelo di Mcn, poiché secondo l’analisi critico-strutturale del testo sarebbe stato Luca ad aggiungere materiale narrativo al testo di Marcione.
In seguito J. Knox lavorò sullo studio magistrale condotto da A. Harnack, asserendo che sia Luca sia Marcione studio di M. Klinghardt che ricostruisce il processo di formazione del “vangelo tetramorfo”, ponendo l’euaggelion come anteriore non solo al vangelo lucano, ma anche agli altri tre.
Oggi tale lavoro è stato vagliato da P. A. Gramaglia che ha messo in relazione il testo di Mcn con altri scritti apocrifi, riaprendo non solo la questione dell’interdipendenza tra Luca e Marcione, ma anche la questione della datazione dei vangeli,
posti tradizionalmente a cavallo tra I e II secolo d.C. L’analisi di un caso particolare, tale è l’euaggelion, mostra l’importanza della tradizione esegetica in relazione all’evoluzione delle metodologie utilizzate.
Lo stesso metodo storico- critico, che ha segnato quasi una cesura con le metodologie precedenti, oggi è affiancato da nuove pratiche esegetiche, alternative o complementari, quali l’analisi sociale e antropologica.
Alla luce di tali nuovi metodi, il caso dell’euaggelion potrebbe essere studiato in chiave critico-comparata, sebbene le prospettive storiografiche di ogni autore biblico siano differenti rispetto alla realtà storico-religiosa odierna. Il dibattito dunque, resta aperto a nuovi orizzonti e prospettive critiche.