Fin dall’inizio, nella Bibbia si parla di alberi. Nel racconto della Genesi (cap. 1) si narra che Dio creò alberi da frutto che contengono seme secondo la loro specie. Gli elementi che compongono l’albero – in ebraico עֵץ ‘ets – costituiscono nel loro insieme un quadro simbolico assai profondo e versatile.
La simbologia antropologica dell’albero
Le radici che attingono linfa dal suolo che poi scorre nel tronco e irrora le foglie e i frutti che sono nei rami, sono una delle migliori rappresentazioni dell’essere umano. L’uomo non ha radici che affondano nel terra madre, ma piedi che toccano la terra madre.
Tuttavia, egli ha delle radici poiché appartiene ad una famiglia che affonda le sue origini nel più lontano passato. Queste origini influenzano profondamente la sua vita, perché dal flusso d’amore che procede dai genitori dipende la crescita armonica e sana dell’uomo.
Prova ne é che quando l’albero viene reciso muore solo la parte recisa, ma non lo spezzone di tronco che affonda le radici nel terreno e che può far spuntare altri germogli.
Ma l’albero è un simbolo antropologico per eccellenza anche a partire dall’alto e non solo dal basso. Dall’alto infatti, dal sole, l’albero riceve la luce che poi trasforma in nutrienti grazie alla clorofilla.
Ed il sole è il simbolo per eccellenza di Dio, in molte culture antiche, soprattutto in Egitto, ma anche nella Bibbia (cfr. Lc 1). L’uomo, dunque, trae vita sia dal basso, dal flusso d’amore che passa attraverso i suoi avi, che dall’alto, ossia da Dio.
L’albero come simbolo dell’axis mundi
L’albero, però, è anche l’axis mundi ossia l’asse al centro della terra che collega il sottosuolo al cielo, passando per le viscere del pianeta. Così è la croce di Cristo, che ricorda infatti un albero.
Essa affonda nel Golgotha – che rappresenta tradizionalmente il teschio di Adamo – rappresentando così tutta l’umanità passata. I suoi bracci orizzontali sono i rami e le foglie.
Essi si stendono ovunque, in tutte le direzioni, la frescura e l’ossigeno, rappresentando la redenzione universale di Cristo. Essi però ricevono anche la luce del sole, che nel caso di Cristo è la forza che gli viene da Dio in quel momento supremo.
Gli alberi dell’Eden
La conoscenza affascinante ma anche pericolosa è rappresentata dal frutto dell’omonimo albero, che a sua volta è offerto ad Eva, dal serpente che sbucando dal basso, indica la spinta istintiva a conoscere sempre più.
Mangiare i frutti dell’albero, rappresenta altresì acquisire qualcosa di cui l’albero è tramite e che può venire da sotto o da sopra. Come l’albero della conoscenza del bene e del male e l’albero della vita (Gen 3).
Il frutto dell’albero della vita, rappresenta invece qualcosa che viene da Dio, che è eterno e rappresenta il desiderio di vita che non finisce e perciò di qualcosa che superi la semplice concretezza materiale della vita.
L’albero nell’Apocalisse
Infine, l’albero ritorna nella visione della Gerusalemme celeste, nell’Apocalisse:
«In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni».
(Ap 22,2)
Il numero dodici rappresenta le dodici tribù d’Israele che a loro volta rappresentano tutti i popoli della terra che, un giorno, potranno gustare la pienezza della vita ed essere pienamente guariti. Quando?
La prospettiva dell’Apocalisse è, ovviamente, quella del futuro.
Ma il futuro può diventare presente, se l’uomo o la donna si radicano nel fiume, ossia nel flusso d’amore che scorre attraverso i loro genitori ed accolgono la luce che viene dall’alto e da dentro di essi.