Il rito del matrimonio ebraico

27 Ottobre 2023

I doni del padre della sposa

In genere era il padre a organizzare il matrimonio dei propri figli ed era tenuto a pagare un prezzo al padre della sposa, chiamato mohar in Ebraico מֹהַר.

Nel libro della Genesi, Sichem disse al padre di Dina e ai suoi fratelli:

Alzate pure molto a mio carico il prezzo nuziale – il mohar – e il valore del dono; vi darò quanto mi chiederete, ma datemi la giovane in moglie!

Genesi 34,12

Oltre al mohar, il futuro sposo dava alla futura moglie dei doni che si chiamavano mattan in Ebraico מַתָּן. Il mohar poteva essere pagato sia in denaro che in natura, come dice il libro della Genesi:

Poi il servo tirò fuori oggetti d’argento e oggetti d’oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al fratello e alla madre di lei.

(Genesi 24,53)

Il senso originario di questi regali era il risarcimento del “danno” che il padre della sposa subiva perdendo un membro utile e attivo della sua famiglia. Ciò dimostra, tra l’altro, che il matrimonio ebraico non era un accordo tra due individui, bensì tra le due famiglie di appartenenza.

Col passar del tempo, il mohar perse questa connotazione, per diventare un vero e proprio regalo del padre dello sposo ai parenti più stretti della sposa.

Fidanzamento e matrimonio

Il matrimonio vero e proprio era costituito da due fasi:

anzitutto il fidanzamento erusin in Ebraico אֵירוּסִין – per cui la donna era legalmente sposata, anche se restava ancora nella casa di suo padre. Non poteva appartenere a un altro uomo a meno che non fosse stata ripudiata dal suo fidanzato.

La seconda fase nissuim in Ebraico נִשּׂוּאים, ossia il rito del matrimonio vero e proprio, implicava che la sposa venisse accompagnata in processione alla casa dello sposo e solo dopo questo rito, i due potevano unirsi sessualmente.

Nei tempi più antichi, il momento più importante era il fidanzamento, perché l’aspetto dell’acquisto da parte del padre era più in risalto, mentre col passar del tempo e con la progressiva emancipazione della donna, il secondo momento assunse maggior rilievo, perché l’aspetto dell’acquisto rivestì solo un aspetto morale.

Una testimonianza antica

Presso l’isola di Elefantina, lungo il corso del Nilo, viveva una comunità giudaica che vi si stabilì dopo la distruzione di Gerusalemme ad opera dei Babilonesi, nel 587 a.C. Qui il 12 febbraio 1906 gli archeologi trovarono un contratto di matrimonio stilato su papiro.

Il contratto fissava i dettagli del matrimonio tra due Greci che vivevano ad Elefantina, Eracleide e Demetria. Gli accordi riguardavano  la dote – il mohar – che consisteva in gioielli e abiti del valore di 1000 dracme.

Eracleide si impegnava a garantire un tenore di vita decoroso a Demetria e a concordare con il padre di lei il loro futuro domicilio. Sono anche stabilite penali in caso di adulterio. Il contratto era stato firmato da sei testimoni.

La ketuvah

Questa antica testimonianza è il primo esempio di quella che ancor oggi è chiamata ketuvah, in Ebraico כְּתוּבָה.

Nel libro del Deuteronomio si legge:

Se essa, uscita dalla casa di lui, va e diventa moglie di un altro marito e questi la prende in odio, scrive per lei un libello di ripudio, glielo consegna in mano e la manda via dalla casa o se quest’altro marito, che l’aveva presa per moglie

Deuteronomio 24,2-3

Se esisteva un documento con il quale il marito espelleva sua moglie da casa sua, doveva forse esistere anche un contratto sul quale il ripudio si basava. Per il resto, non abbiamo alcun testo in cui vine fatta menzione esplicita della ketuvah.

Infine, ecco la struttura di massima di una ketuvah classica ancor oggi in uso presso gli ebrei:

  1. Identificazione dei contraenti: La ketuvah di solito inizia identificando la sposa e lo sposo, compresi i loro nomi e le loro famiglie.
  2. Dichiarazioni di intento: essa può includere dichiarazioni di intento da parte dello sposo di sposare la sposa e di mantenere le responsabilità coniugali secondo la legge ebraica.
  3. Promesse finanziarie: spesso stabilisce gli obblighi finanziari dello sposo nei confronti della sposa. Questi possono includere una promessa di pagamento di una somma specifica in caso di divorzio o di morte del marito.
  4. Clausole di protezione per la sposa: può includere clausole volte a proteggere i diritti e gli interessi della sposa, ad esempio, garantendo il suo sostentamento in caso di divorzio.
  5. Testimoni: la Ketuvah è di solito firmata da testimoni, che confermano la validità del documento.
  6. Data: data di redazione.
Simone Venturini

Simone Venturini

Simone Venturini, nato a Fano, Biblista e Professore di Ebraico e Studi biblici è da sempre in prima linea nel settore della divulgazione e della formazione. Vive a Roma insieme alla sua famiglia ed ha ricoperto ruoli importanti nelle più prestigiose università e istituzioni pontificie di Roma. La sua mission è quella di dare alla gente gli strumenti indispensabili per approfondire la Bibbia e capire il senso della vita e della storia.

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