La terra era informe e deserta
Genesi 1,2
Il secondo versetto del primo capitolo della Genesi contiene una delle più misteriose della Bibbia. Di solito essa viene tradotta con la terra era informe e deserta. In ebraico suona così: weha-àrets haietàh tòhu uavòhu (וְהָאָ֗רֶץ הָיְתָ֥ה תֹ֨הוּ֙ וָבֹ֔הוּ) (Genesi 1,2).
Il problema non è posto dalla prima parola – weha-àrets – che significa “e la terra” e neppure dalla seconda – haietàh– un verbo che corrisponde più o meno al nostro passato prossimo o passato remoto, ma che di solito viene tradotto, per comodità, con un imperfetto: era.
L’espressione più enigmatica è indubbiamente tòhu uavòhu che è presente anche nel libro del profeta Geremia, vissuto negli ultimi e drammatici anni del regno di Giuda, poco prima della distruzione di Gerusalemme e della deportazione in Babilonia (586 a.C.).
L’esperienza dell’esilio viene paragonata dal profeta ad un vero e proprio ritorno al caos primordiale, come esso viene descritto in Genesi 1,2: Io guardo la terra, ed ecco è desolata e deserta; i cieli sono senza luce … (Geremia 4,23). Evidentemente, per il profeta, il ritorno al caos è una minaccia costante che pende non solo sul pianeta terra, ma anche su nazioni e individui …
Tuttavia, in Geremia si parla di un paesaggio brullo e deserto, mentre nella Genesi si descrive un caos acquatico, ben indicato dalle frasi seguenti del secondo versetto. Tòhu wavòhu indicherebbe perciò qualcosa che non ha forma perché totalmente ricoperto dalle acque.
Mentre leggete queste righe, sgombrate la vostra mente dalle immagini correnti del pianeta terra, ossia di una sfera che ruota intorno al sole. Ai tempi in cui fu scritto il primo capitolo della Genesi e fino a qualche secolo fa, il nostro pianeta era concepito come una tavola piatta, con un isolotto di terra asciutta al centro totalmente circondato dal mare.
Tuttavia, il mistero di questa espressione non viene esaurito da questa spiegazione. Tant’è che i rabbini interpretavano questa frase come il grido del mostro degli abissi: toù uavoù, tohù uavohù … un grido sinistro e tetro, proveniente da profondità che non sono solo quelle dei mari, ma che rappresenta anche le nostre peggiori paure.
Quelle paure radicate in un mistero che travalica i confini dell’umano e sfocia nel mondo sinistro del caos, del male, come vedremo ampiamente nel resto del brano.
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