Nel secondo volume della celeberrima saga di Harry Potter – La Camera dei segreti – la scena finale è ambientata nel misterioso e profondo sotterraneo della Scuola di Hogwarts, dove avviene uno scontro tra Harry Potter e il mitico basilisco che emerge da un sottosuolo ancora più profondo.
La bestia
Nell’antichità, il basilisco era una delle possibilità figurative – accanto al drago – con cui veniva rappresentato il mondo del male. Se il basilisco di Harry Potter era impressionante, quanto più spaventoso doveva essere un basilisco, con sette teste e dieci corna! Giovanni parla anche di un animale:
L’angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna.
Apocalisse, 17,3
Gli scrittori antichi paragonavano il vizio a una bestia e, del resto con un’accezione non distante da quella utilizzata anche oggi per definire una persona moralmente depravata e corrotta. In poche parole, la natura nascosta di Babilonia la grande è misteriosamente legata a quella della bestia.
Nell’Apocalisse, le sovrapposizioni di immagini non creano contraddizione: anzi, sono elementi dell’unico scenario che si vuole rappresentare. Dopo le grandi acque, ora Giovanni vede che la donna – da identificare sicuramente con la grande prostituta – è invece seduta sulla bestia (cfr. Apocalisse 17,3).
La bestia e il caos
Questo misterioso accostamento ci permette di scrutare lo sfondo pauroso del sistema descritto dall’evangelista. Il destino della bestia è legato alla sua radice ultima: il caos. Si legge infatti:
La bestia che hai visto era ma non è più, salirà dall’Abisso, ma per andare in perdizione […] vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo.
Apocalisse 13,1; cfr. anche 17,3-8 e ss.
Il mondo umano, terra compresa, fu creato grazie a una delimitazione delle acque primordiali che la circondavano (cfr. Genesi 1,1 e ss.). Le masse acquatiche – fiumi, mari, laghi – erano considerate un ambiente infido e misterioso, tenebroso.
Rappresentano il mondo del male e del caos. Il caos della Bibbia non è però un’assenza, ma una realtà – che ho chiamato tenebre – popolata da mostri mitici e misteriosi che avevano la loro sede nelle profondità dell’abisso: il serpente (Genesi 3,1 e ss.), il Leviathan Il sistema è perciò paradossalmente basato su questa bestia/caos del nulla, che ne rappresenta il trono.
I numeri dell’Apocalisse
Qualcosa che a differenza di Dio (cfr. Esodo 3,14, Apocalisse 1,4.8) non ha consistenza o comunque è particolarmente instabile e transitorio. Una delle cose più evidenti è la disparità tra il numero delle teste e quello delle corna. In pratica, il drago ha tre teste con due corna e quattro teste con un solo corno.
Come se tutto ciò non bastasse, ogni testa ha anche un diadema, ossia una specie di fascia che nell’antichità indicava il potere di chi l’indossava su regni, in questo caso sette. Come il colore indica qualcosa che trascende il tempo di Giovanni, così anche i numeri.
Non c’è un libro della Bibbia con altrettanti riferimenti numerici come l’Apocalisse. Partiamo riassumendo brevemente il quadro di riferimento numerologico dell’Apocalisse.
Ve ne sono alcuni che parlano del mondo di Dio e altri che parlano di quello del male: 3, 4, 7, 12, 1000, per esempio, indicando la perfezione (3), la completezza (7), la sua estensione storica prima nelle 12 tribù d’Israele e poi nei 12 apostoli, la sua eternità (1000).
Il mondo e la cultura del male
Il mondo del male, invece anche al livello dei simboli numerici, non rivela una precisa identità, poiché la sua natura consiste nel contrapporsi al mondo di Dio o nell’imitarlo, tentando così di sedurre l’uomo. Il numero 6 indica così il tentativo bestiale di imitare Dio (cfr. per es. Apocalisse, 1,16) attraverso la potenza fisica (10 corna) e politica (10 diademi).
Perciò, secondo la Bibbia, il sistema politico-sociale-economico che scaturisce dalle immagini offerte da Giovanni si basa su una diretta emanazione del mondo del male (cfr. 12,9), che nell’Apocalisse è rappresentato, come vedremo, dal «drago rosso» (cfr. 12,3-4).
Anche se è in simbiosi con il drago, la bestia tuttavia non coincide con esso, poiché ne è appunto un’emanazione. Rappresenterebbe così a mio avviso la cultura mondiale da cui emerge il sistema di Babilonia la Grande!(passaggio troppo brusco, non si capisce)
Una cultura rappresentata soprattutto da un’espressione: essa [n.d.a. la bestia] è coperta di nomi blasfemi» (Apocalisse 17,3). Il nome nella Bibbia indica l’identità profonda di una persona. Ebbene l’identità profonda della bestia è la sua contrapposizione a Dio e il suo disperato tentativo di sostituirvisi. Questo concetto è ribadito anche altrove nell’Apocalisse:
Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. L’adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato.
Apocalisse 13,5.6.8
Si tratta di un modo di pensare e di vivere – una cultura appunto – caratterizzata da un profondo ateismo, dove non esistono regole, ma tutto è uguale a tutto e, perciò, a niente. Dove Dio è sostituito dall’io narcisista e tracotante degli uomini che rappresentano questa cultura. Uomini e donne arroganti e senza scrupoli, corrotti e corruttori, ma soprattutto violenti.
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