Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Genesi 1,8
Questo versetto è la prova che al versetto 1, quando Dio creò “il cielo e la terra”, l’autore non pensava al “firmamento” che viene chiamato ugualmente “cielo”. Si tratta forse di una ripetizione o, piuttosto, di una differenza sostanziale ?
Firmamento e cielo: la stessa cosa?
Ho già detto che, nel primo versetto, l’espressione “cielo e terra” è un modo di dire tipicamente ebraico per esprimere che Dio creò “tutto ciò che esiste”. Nel Credo che si recita in Chiesa la Domenica si dice che Dio è creatore delle “cose “visibili” e “invisibili” ed è forse così che dobbiamo intendere i termini “firmamento” – in Ebr. רָקִיעַ raqìa – e il “cielo” – in Ebr. שָׁמַיִם shamaìm.
Nella Bibbia, infatti, il cielo è la residenza di Dio (cfr. per es. Salmo 32,10), ma è anche la volta azzurra che anche noi oggi chiamiamo “firmamento”, anche se con questo termine parliamo solo del cielo notturno.
Il “cielo” infatti è un simbolo, ossia una “realtà visibile”, che oggi siamo in grado di definire in termini fisici e chimici, che però “fa pensare a qualcosa che non si vede” e non può essere definito attraverso concetti o parole: DIO.
Tornando allora al versetto ottavo, potremmo dire che il “cielo” di cui qui si parla è la “volta celeste” tradotta – forse impropriamente per i lettori italiani – “firmamento”. Cosa rappresenta allora nel primo versetto? Non Dio, perché Dio non può creare se stesso! Piuttosto, potremmo pensare al “mondo invisibile” a cui Lui stesso appartiene.
Un mondo reale o simbolico? Certamente si tratta di un “cielo” che la scienza non riuscirà mai a totalmente definire, ma altrettanto reale per chi ha fede. La fede, infatti, è “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono“. (Ebrei 11,1).