(Articolo di Lisetta Delsoldato)
Fu rivolta a Giona, figlio di Amittài, questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità è salita fino a me». Giona invece si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s’imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore.
(Giona 1, 1-3)
L’esperienza di Giona è per tanti versi unica e irripetibile: fu trascinato nelle profondità del mare, imprigionato nel ventre di un grosso pesce.
Nell’epoca in cui Giona visse, la profondità del mare era irraggiungibile. E ancora più inverosimile era riemergerne.
Un graduale “discendere”
Il suo cammino è stato un graduale “discendere”, cadendo sempre più in basso, cercando di allontanarsi sempre di più dalla presenza di Dio.
“Scese” a Giaffa, “scese” nella stiva nella barca, “scese” nel mare…sempre più in basso, sempre più lontano da Dio.
Perché chi si allontana da Dio inizia un cammino verso il basso, una progressiva caduta in un baratro senza fine.
E Giona si trovò “nel cuore del mare”, nel luogo apparentemente più lontano da Dio.
La sua posizione fisica rispecchiava lo stato del suo cuore.
Ma proprio in quel luogo così inverosimile e così distante, Giona pregò e Dio lo ascoltò.
Giona scoprì che non esiste luogo troppo lontano, dal quale Dio non possa ascoltarci. Giona scoprì che l’Iddio dal quale cercava di fuggire, in realtà non era lontano , ma era vicino a lui, perché non si può sfuggire dalla presenza di Dio, che ci circonda sempre di benignità.
Dirà il salmista:
Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
(Sal 139,7-10)
La preghiera di Giona
Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore suo Dio e disse:
«Nella mia angoscia ho invocato il Signore
ed egli mi ha esaudito;
dal profondo degli inferi ho gridato
e tu hai ascoltato la mia voce.
Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare
(Giona 2,3-4)
Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare
וַתַּשְׁלִיכֵ֤נִי מְצוּלָה֙ בִּלְבַ֣ב יַמִּ֔ים
(2,4 יונה)
“Il cuore del mare” fu il luogo nel quale Giona incontrò Dio
NEL CUORE DEL MARE:
un luogo che esprime solo in parte una fisicità, ma racchiude specialmente un valore simbolico.
È un “luogo”, una situazione, dove l’uomo è caduto e non può nulla, è inerme e senza speranza, ma dove Dio può ogni cosa.
È il luogo dove Dio ci aspetta per mostrarci la nostra piccolezza e la Sua grandezza.
È il luogo oscuro dove tocchiamo il fondo delle nostre debolezze, dove scendiamo gravati dalle nostre paure e angosce, ma è anche un luogo di rinnovamento, nel quale scorgiamo una luce che si accende.
È un luogo nel quale Dio prende i nostri peccati e li incatena, liberandocene:
Egli tornerà ad avere pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati.
(Michea 7,19)
È anche il luogo della rinascita , dove inizia una nuova vita:
“Nell’abisso, nel cuore del mare”, gravato dal peccato della disubbidienza, Giona incontrò quel Dio dal quale sfuggiva. Dio gli donò il perdono, poi lo fece riemergere in modo altrettanto miracoloso rispetto a come lo aveva condotto lì.
Quando uscì “dal cuore del mare”, Giona era un uomo nuovo, libero dalle sue colpe, come se i suoi peccati fossero rimasti là, in fondo al mare, incatenati.
GIONA FIGURA DI CRISTO
Giona, nel suo ” immergersi e riemergere dalle acque” sembra rappresentare una specie di morte e resurrezione. La sua straordinaria vicenda diverrà emblema di una vicenda ancora più grande e significativa della sua: la morte e resurrezione di Cristo.
Gesù accennerà proprio a Giona affermando:
Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. 40Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
(Mt 12,39-40)
GIONA RIPRENDE IL CAMMINO
E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia.
(Giona 2,11)
Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico».
( Giona 3,1-2)
Il dialogo tra Giona e Dio riprese esattamente allo stesso punto dal quale era stato interrotto.
” vai a Ninive…”
Dio diede un ordine a Giona , e ora Giona, rinnovato nella mente e nel cuore, ubbidì.
Il profeta disubbidiente fu ora sottomesso a Dio. Non ancora perfettamente consapevole dei piani di Dio, ma ubbidiente alla Sua volontà.
E da parte di Dio… nessun rimprovero. Quella parentesi di disubbidienza agli occhi di Dio pare sia stata cancellata. Quel peccato sembra essere rimasto “in fondo al mare”.
Giona riprende il suo cammino con Dio, verso nuovi orizzonti di servizio e benedizione.
PER NOI…
Questo episodio della vita di Giona ci induce a riflettere sulla nostra vita:
Parla a uomini come noi, uomini in fuga da Dio e dai nostri fantasmi, dalle nostre disubbidienze, dalle nostre angosce, dalle nostre paure, mostrandoci che in fondo alla nostra corsa, ” NEL CUORE DEL NOSTRO MARE” non ci attende un “abisso spaventoso” ma ci attende un Dio pietoso, un Padre amorevole, pronto ad accoglierci, a risollevarci e rinnovarci a nuova vita