Gesù fu una persona economicamente disagiata? Alcuni sentimentali lo presentano come un uomo di umili inizi, nato in una stalla, quasi come se fosse senza casa.
Gesù nacque veramente in una grotta?
Tutto ciò, però, è un fraintendimento del racconto lucano. Luca 2,1-7 ritrae una piccola città, agitata dallo svolgimento del censimento voluto da Roma.
Se è vero che Betlemme probabilmente non aveva ostelli pubblici, Luca tuttavia sembra raffigurare una casa di contadini del Vicino Oriente in cui membri della famiglia ed animali dormivano in uno spazio recintato, con gli animali che se ne stavano ad un livello più basso.
Maria e Giuseppe, quindi, sarebbero stati ospiti di amici o parenti, ma la loro casa sarebbe stata così affollata che, al momento della nascita, il bambino fu posto in una mangiatoia.
Ancora più indicativo è il sacrificio offerto dai genitori di Gesù in Lc 2,24: “un paio di tortore e due giovani colombi”.
Gesù era una persona semplice ma non povera
Erano queste, secondo Lv 12,8, le offerte prescritte per chi non poteva permettersi un agnellino. Inoltre, nel suo ministero si dice che Gesù dipendeva da altri per il sostentamento (Lc 8,1-3). Più tardi, sulla via per Gerusalemme, Gesù dice di se stesso che egli non aveva un posto dove posare il capo (Lc 9,58).
Presumibilmente si sta qui parlando del fatto che non avesse una stabile dimora, ma sicuramente era un avvertimento riguardante il rifiuto che devono aspettarsi coloro che seguono Gesù.
La dipendenza di Gesù dalla beneficienza (Lc 8,39) esclude già qualsiasi raffigurazione di Gesù come una persona ascetica che rigetta in modo categorico qualsiasi uso della ricchezza.
A ciò va aggiunto il motivo ricorrente della sua partecipazione a cene così fastose da essere etichettato dagli altri come un mangione e un beone (Lc 7,34; cf. per es. 7,36; 11,37; 14,1-24; 19,1-27). Lungo tutto il vangelo, infatti, Gesù interagisce sia con campagnoli che con persone ricche; tutti hanno bisogno del vangelo di Dio.
(Tratto da Joel B. Green, The Theology of the Gospel of Luke, Cambridge 1995, 112-113).