“Bereshit bara Elohim (אֱלוֹהִים) …” ecco la traduzione letterale: “In principio Dio creò …” Quindi proprio all’inizio del libro venerato dalle tre grandi religioni monoteiste c’è un riferimento al politeismo?
Anzitutto, il verbo barà בָּרָ֣א (creò) è al singolare, perciò l’autore della Genesi era consapevole che Elohim fosse da intendere come un nome singolare (Dio). Ma se è così, perché ha scritto proprio Elohim?
La parola Elohim significa non solo “Dio”, ma anche “angeli, dei, esseri divini”. La Bibbia ebraica attesta l’uso di queste parole un po’ ovunque. Grammaticalmente, il singolare di Elohim è El (אֱל) o Eloah (אֱלֹהַּ) , anche se queste due ultime parole non sono di solito le forme usate nella Bibbia. Perché allora proprio il plurale?
Perché il plurale è la somma di tutti i significati di Elohim! Perché il nome proprio del Dio degli Israeliti NON è Elohim, ma Yahvè (cfr. Esodo cap. 3)! Possiamo perciò supporre che il nome Yahvè abbia assimilato tutti i significati degli Elohim così come Elohim ha assimilato il nome di Yahvé.
La prova di questo è il capitolo 2 della Genesi, dove troviamo sempre l’espressione “Yahvè Elohim” che può essere tradotta “il Signore Dio” o “Il Signore degli dei“, cioè il Dio Supremo, il Dio unico.
Scrivendo il nome di Dio, l’autore della Genesi aveva probabilmente in mente il Dio Supremo, l’unico Dio, la somma di tutti gli dei, angeli e potenze celesti. Insomma, probabilmente, aveva in mente Yahvé quando scriveva Elohim.
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