Cos’è la tentazione?

1 Aprile 2022

Nell’Antico Testamento, il mondo del male si manifesta in modo fugace e sfumato. Più che altro, era descritto come lo sfondo sinistro e caotico da cui di tanto in tanto emergeva qualche suo emissario: il serpente (Genesi 3), oppure Asmodeo (cfr Tobia 3,8).

Il mondo del male contro Gesù: le tentazioni nel vangelo di Marco

Nei Vangeli, invece, le manifestazioni del mondo del male s’intensificano, assumono molteplici aspetti e sono dirette contro un unico uomo: Gesù di Nazareth.

Se veramente quest’uomo è il ponte tra il mondo luminoso di Dio e quello umano, allora si capisce perché il diabolos (διάβολος) – colui che divide (dal verbo diaballo διαβάλλω) – abbia ogni interesse ad avversare la sua missione.

Ciò è particolarmente evidente nel primo e più importante scontro tra Gesù e le forze del caos: l’episodio delle tentazioni. In genere, il racconto che noi tutti conosciamo è quello riportato da Matteo e Luca con le tre tentazioni di Gesù.

Anche il Vangelo di Marco riporta in breve l’episodio, che rappresenta però un grande mistero:

«Subito dopo lo spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano»

(1,12-13)

Sostanzialmente si dice tutto in poche parole. Anzitutto, Gesù non andò nel deserto di sua iniziativa, ma condotto dallo spirito; vi restò quaranta giorni; fu tentato da Satana, che se ne stava con le fiere e gli angeli lo servivano.

Le tentazioni nel vangelo di Matteo e Luca

Questi elementi sono presenti anche nei racconti di Matteo e di Luca, con l’unica differenza che questi due evangelisti riportano anche il contenuto delle tentazioni; cosa che invece Marco non fa.

Matteo e Luca, infatti, scrissero i loro Vangeli dopo quello di Marco e riportano un numero maggiore di dettagli prelevati dalle fonti a loro disposizione.

Ma Gesù fu veramente tentato dal diavolo? Si trattò veramente di uno scontro oppure, come molti sostengono, di una semplice esperienza interiore che gli evangelisti riferirono poi con un vero fatto esterno?

Le prime parole del racconto di Marco – presenti anche in Matteo e Luca – sono di fondamentale importanza. Cosa significa che Gesù fu «sospinto» dallo spirito nel deserto?

Due sono le possibilità: se diamo alla frase un senso letterale, Cristo sarebbe stato costretto – a spintoni – dallo spirito a recarsi nel deserto; oppure sarebbe stato condotto in spirito nel deserto.

Questa seconda possibilità rende verosimile un confronto con un personaggio che viene chiamato satana, un essere non in carne e ossa con ali corna e forcone, ma spirituale.

Gesù, perciò, sarebbe entrato in una dimensione dove avrebbe sperimentato uno scontro con le forze del male, chiamate qui satana, che in Ebraico significa appunto “avversario” (satan – שָׂטָן).

Un altro importante indizio a conferma di questa interpretazione è il verbo usato per dire che il diavolo condusse Gesù a Gerusalemme (Matteo, 4,5) e su un monte altissimo (4,8).

Un verbo molto speciale …

Si tratta di una specie di parola magica che, è già stata usata anche altrove nella Bibbia e che ci permette di approfondire l’ambiente in cui Gesù fu tentato: paralambàno (παραλαμβάνω).

A differenza del verbo greco lambànein – che significa “prendere” in senso materiale – abbiamo avuto modo di spiegare il significato metaforico di paralambànein.

Del resto, il monte altissimo di cui parla Matteo non designa un luogo fisico, ma indica simbolicamente un posto in cui la vera identità di Gesù si scontra con la vera identità del male. Uno scontro possibile solo se si è in contatto con se stessi, ossia se si è centrati su se stessi.

L’ambiente “spirituale” delle tentazioni

Insomma, tutto lascia pensare che Gesù abbia affrontato le tentazioni in una dimensione spirituale in cui era entrato unendosi allo spirito divino – che lo aveva sospinto nel deserto – per poi scontrarsi con le forze del caos che misteriosamente abitavano quello stesso ambiente (cfr. per es. Apocalisse 17,3).

Una dimensione, quella spirituale, dove il Cristo può entrare (cfr. anche la Trasfigurazione in Matteo, 17,1-8) e fare delle esperienze non meno reali di quelle vissute nel suo normale ambiente di vita. Tutto lascerebbe pensare che in Gesù il mondo spirituale di Dio si sia scontrato con il caotico mondo del male.

E le fiere? In greco therìon (θηρίον) significa “bestia selvatica”. Anche in questo caso bisogna capire bene cosa significa la frase «stare con le fiere». Gesù avrebbe condotto un vero e proprio combattimento spirituale con le forze del male, un concetto ben specificato da Matteo e Luca.

In Gesù: dal caos al cosmo

Ciò gli avrebbe permesso, evidentemente, di ristabilire uno stato di perfetta armonia nel cosmo (cfr. Isaia 11,6; 65,25). Secondo la Bibbia, infatti, il reciproco terrore tra uomini e bestie segue la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre (cfr. Genesi 9,2).

E qui è solo Gesù a stare con le fiere. In altre parole, è solo in lui che il creato torna a essere cosmo, ossia pienamente unito e permeato dalla luce di Dio. Infatti, nessun altro uomo si è mai trovato e mai si troverà nella condizione esistenziale e definitiva raggiunta dal Cristo.

Perciò, il combattimento spirituale tra l’uomo e Satana è destinato a continuare. Raccogliamo, tra l’altro, un’informazione di fondamentale importanza: il male vuole separare l’uomo dall’ordine cosmico per farlo progressivamente gravitare nel suo instabile mondo tenebroso e impermeabile alla luce di Dio.

Gli angeli

E gli angeli che lo servono? È difficile immaginarli con ali e tuniche bianche e, purtroppo, questa visione impedisce a molti di considerare l’angelo nella sua vera natura. In greco, infatti, anghelos (Ἄγγελος) significa “messaggero”, “inviato”.

Nella Bibbia, gli angeli rappresentano il principale canale di comunicazione tra il cielo – il mondo di Dio – e l’ambiente umano. Quando il mondo dell’uomo torna a essere parte integrante del cosmo, allora comunica con Dio.

Il segno di questa comunicazione ripristinata è la presenza degli angeli, o piuttosto di ciò che essi rappresentano. La missione di Gesù, in fondo, sarà proprio far sì che anche l’uomo e il suo mondo tornino a essere cosmo. Lo scopo ultimo delle tentazioni – in greco peirasmòs (πειρασμός) – è di impedire che ciò accada.

Cos’è la tentazione?

Nel Nuovo Testamento la tentazione è considerata una caratteristica irrinunciabile della vita cristiana, tanto che nella preghiera del Padre nostro chiediamo a Dio di non indurci in tentazione (Matteo, 6,13).

Si tratterebbe però, a ben vedere, di una condizione insita nella stessa natura umana, a prescindere dall’appartenenza religiosa (cfr. 1 Corinzi, 10,13). Non esiste uomo o donna infatti che non subisca il fascino sottile e suadente di ciò che è proibito, che va oltre le regole stabilite dalla società o dalla Chiesa.

Un fascino che giunge persino a offuscare la consapevolezza delle conseguenze che una certa azione comporterebbe per sé o per gli altri.

Tuttavia, la Bibbia dice che tale fascinazione – subìta anche dai nostri progenitori (cfr. Genesi 3,6) – non coincide con la tentazione vera e propria. Essa è anzitutto qualcosa che viviamo nel più profondo – nello spirito – e inizia, secondo il Vangelo, quando cominciamo ad avere fame (cfr. Matteo, 4,2).

Fame di cosa? Di ciò che fino a ieri era per noi qualcosa di irrinunciabile e che, nella nostra coscienza, sapevamo essere sbagliato. Per un motivo o per un altro, qualche piacere proibito e apparentemente rilassante, viene meno: tutto in noi urla per soddisfare immediatamente quel bisogno impellente.

Proprio a quel punto si inizia a essere tentati. Le forze del male, infatti, sono alleate della menzogna (cfr. Giovanni 8,44), ossia impediscono la nostra evoluzione di uomini e donne. Sfruttando allora la naturale spinta al soddisfacimento concreto di un bisogno, impediscono di avvertire altri desideri.

Involuzione contro evoluzione

Qualcosa di simile sembra accaduto a Gesù, quando il diavolo gli dice di trasformare in pane i sassi del deserto (cfr. Matteo 4,3) e di soddisfare così immediatamente quel bisogno impellente – la fame fisica – che cancella tutti gli altri.

Resistendo alle pulsioni più elementari si presentano tentazioni assai più sottili, come per esempio quella dare sfoggio della propria straordinaria umanità o religiosità (cfr. Matteo, 4,6), oppure di inchinarsi di fronte alla logica del profitto e del prestigio (cfr. 4,8-9).

Se si resiste anche a queste – cosa assai più difficile – il confronto con le forze del male potrebbe raggiungere livelli sempre più alti. Nel vangelo di Luca, ad esempio, si dice infatti che «dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per tornare al tempo fissato» (4,13).

Quando tornò? Quando iniziò ad agire nella persona di uno dei suoi amici: «Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici» (cfr. 22,3). Del resto, nel Nuovo Testamento, si dice che lo spirito impuro poteva entrare anche nel corpo di animali (cfr. Marco 5,11-13; Matteo 8,30-32).

Non può essere sottovalutata la grande difficoltà che qualsiasi uomo o donna di buona volontà deve affrontare qualora decida di impegnarsi per la verità, la giustizia e per instaurare rapporti ispirati all’amore fraterno.

E soprattutto la consapevolezza di far parte del cosmo, raggiunta dopo aver superato tentazioni sempre più sottili. Poiché solo quella consapevolezza può sconfiggere nell’uomo il vero peccato: il narcisismo che conduce all’esaltazione di sé e a considerarsi sopra gli alti e sopra Dio.

Simone Venturini

Simone Venturini

Simone Venturini, nato a Fano, Biblista e Professore di Ebraico e Studi biblici è da sempre in prima linea nel settore della divulgazione e della formazione. Vive a Roma insieme alla sua famiglia ed ha ricoperto ruoli importanti nelle più prestigiose università e istituzioni pontificie di Roma. La sua mission è quella di dare alla gente gli strumenti indispensabili per approfondire la Bibbia e capire il senso della vita e della storia.

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