La Bibbia è piena di acqua! Ne parla spesso e volentieri, perché l’immagine dell’acqua è tremendamente efficace ad evocare particolari sensazioni.
Un simbolo con molti significati
L’acqua è vita e genera vita, laddove scorre ed irrora la terra. In tale e fondamentale accezione, il simbolo dell’acqua è ben presente nel Libro sacro (per es. Sal 1,3; 71,6; 106,35).
L’acqua – in Ebraico מַיִם mayim – è però, come del resto tutti i simboli, ambivalente e può rappresentare anche altre cose. Perché l’acqua dà vita, ma può anche distruggere. In tal senso, l’acqua è ugualmente se non ancor più presente nella Bibbia (per es. Sal 45,4; 68,3; 68,15; 72,10; 123,4.5).
L’acqua del mare
Di acqua sono fatti i laghi, i fiumi e i mari. Queste distese acquatiche creano nuovi orizzonti simbolici. Soprattutto il mare – in Ebraico יָם yam – quando è in tempesta.
Nelle prime righe della Genesi – il primo libro della Bibbia – il mare tenebroso e abissale è il simbolo di tutto quello che precede la creazione (Cfr. Gen 1,1-2).
Jahvé è costretto a confinare la potenza e irruenza del mare per permettere alla terraferma di emergere. Questo evento primordiale viene poi esistenzialmente compreso in altre pagine della Bibbia.
Il mare dell’angoscia
Nei Salmi, per esempio, il mare agitato è il simbolo dell’angoscia che irrompe in situazioni particolari della vita (per es. Sal 31,6; 68,3.16; Ger 49,23; Lc 21,25).
Le acque del mare, profondo ed agitato, giungono perfino a simboleggiare la morte. Quale avversaria di Dio, essa sarà così definitivamente sconfitta. Nell’ultimo libro della Bibbia, infatti, il mare un giorno non esisterà più (Ap 21,1).
È evidente, perciò, che la simbologia dell’acqua non ha solo un valore cosmologico, ma anche e soprattutto antropologico.
Il mare come simbolo archetipico
Il mare, infatti, non è solo un simbolo. Esso non rappresenta solo le nostre paure. Esso è un simbolo archetipico, ossia esprime un bisogno fondamentale dell’uomo, fin dai tempi più antichi.
La sopravvivenza di un uomo, in certi periodi della vita, è garantita solo dal sentirsi al sicuro. La mancanza di sicurezza, l’assenza di appigli interiori, può essere ben rappresentata da un mare profondo e buio che rischia di sommergere tutto.
Un mare che, però, occorre affrontare – in un modo o in altro – perché solo al di sotto o al di là di esso si troverà la tanto ricercata pace.