Il libro del Deuteronomio, così come tanti altri libri della Bibbia, non è stato scritto di getto, come se fosse l’opera di un singolo autore appartenente ad un preciso momento storico. Alcune caratteristiche letterarie ne rappresentano la prova lampante:
- il libro ha due prologhi (capp. 1-3 e 5-11)
- il libro ha anche più di una conclusione (capp. 26; 27-28; 30-34)
- il cosiddetto “codice deuteronomico” (capp. 12-26) che si trova al centro del libro non presuppone in alcun modo i prologhi menzionati, in particolare le introduzione storiche presenti nei capp. 1-4 e 9-10, che hanno la funzione di integrare il Deuteronomio in una prospettiva storica più ampia (episodi in Esodo e Numeri.
Somiglianze con i trattati di vassallaggio assiri
Sul piano stilistico il Deuteronomio offre somiglianze, in diversi punti, con il linguaggio e i temi dei trattati di vassallaggio, la cui stipulazione era molto comune in Assiria a partire dal II millennio a.C.
L’idea centrale è obbligare i vassalli a mantenere una lealtà assoluta nei confronti del loro signore. La necessità di sottomettersi al sovrano era spesso giustificata da maledizioni e benedizioni finali. Evidentemente, si tratta di un tema ben presente nel libro del Deuteronomio.
Particolare importanza assumono i cosiddetti adè, ossia i giuramenti di lealtà di Esarrhadon, scritti nel 672 a.C. In particolare, vi si pone l’accento sull’amore nei confronti di Assurbanipal – successore di Esarrahddon – e sulla necessità di osservare i comandamenti.
Un piccolo esempio basterà a porre in evidenza la somiglianza letteraria e tematica tra questi giuramenti e Dt 6,4-7 per esempio:
TESTO ASSIRO:
Amerete Assurbanipal … re d’Assiria, vostro Signore, come voi stessi. Presterete ascolto a qualunque cosa egli dica e farete qualsiasi cosa egli ordini, non cercherete alcun altro re o signore contro di lui. Questo trattato … lo direte ai vostri figli e nipoti, al vostro seme e al seme del vostro seme che nascerà in futuro.
Deuteronomio 6,4-7:
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.
Il codice del Deuteronomio si trattava della centralizzazione del culto a Gerusalemme (cap. 12). Questo tema prosegue nel capitolo 13, dove è presente la stessa ideologia centralizzatrice.
Tra l’altro, nella parte più antica di Dt 13 il tema principale era il tradimento nei confronti di YHWH, che viene considerato un adattamento delle prescrizioni di Esarhaddon:
Se tu ascolti qualche cattiveria, improperio, mala parola che non sia decente o benevola nei confronti di Assurbanipal … dalla bocca dei tuoi fratelli, dei tuoi figli, delle tue figlie o dalla bocca di un profeta, di un estatico o da un indagatore di oracoli o dalla bocca di qualunque essere umano, non celarlo, ma vallo a riferire ad Ashurbanipal … Se sei in grado di catturarli e metterli a morte, allora distruggerai il loro nome e il loro seme dal paese.
Qualora si alzi in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti proponga un segno o un prodigio e il segno e il prodigio annunciato succeda ed egli ti dica: Seguiamo dèi stranieri, che tu non hai mai conosciuti, e rendiamo loro un culto, tu non dovrai ascoltare le parole di quel profeta o di quel sognatore; perché il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se amate il Signore vostro Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima.
(Deuteronomio 13,2-4)
Evidentemente, l’autore di Dt 13 si ispirò a testi come questi per parlare del rapporto tra YHWH e Israele. Ciò non è affatto irrilevante ma gravido di conseguenze. Infatti, insieme al linguaggio dei testi assiri, l’autore prelevò anche altri temi, applicandoli a quel rapporto: la lealtà assoluta ed esclusiva e, soprattutto, YHWH assumeva la posizione del re assiro.
Un altro importante parallelo è con le maledizioni contenute in Dt 28,20-44:
Proprio come non cade pioggia da un cielo di ottone, così possa non venire pioggia sui tuoi campi e sui tuoi prati; invece della rugiada possano piovere carboni ardenti sul tuo paese. Possa Minuta, eccelso tra gli dei, abbatterti con le sue crudeli frecce; possa egli riempire la pianura col tuo sangue e dare la tua carne in pasto all’aquila e all’avvoltoio.
Possa Sin, lo splendore del cielo e della terra, ricoprirti di lebbra e proibirti di entrare alla presenza degli dei e del re. Vagabonda per il deserto come l’asino selvatico e la gazzella. Possa Shamash, luce del cielo e della terra, non giudicarti con giustizia. Possa toglierti la vista. Vaga nel buio.
Il Signore darà come pioggia al tuo paese sabbia e polvere, che scenderanno dal cielo su di te finché tu sia distrutto
(Deuteronomio 28,24)
Il Signore ti colpirà con le ulcere d’Egitto, con bubboni, scabbia e prurigine, da cui non potrai guarire.
(Deuteronomio 28,27)
La prima edizione del Deuteronomio – VII sec. a.C. – fu perciò fortemente influenzata dal linguaggio e dai temi della letteratura assira che, in quell’epoca – soprattutto sotto il Re Giosia – era assai ben conosciuta a Gerusalemme e nella Giudea.
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