Il Deuteronomio (D) e il Deuteronomista (Dtr). Nel XIX secolo gli studiosi discussero molto sull’origine del Pentateuco. Wellhausen, per esempio, pensava che originariamente esistessero due parti (Dt 1-4,44; 12-26; 27 e 4,45-11,39; 28-30) che poi furono fuse insieme nella fase finale della redazione del Pentateuco.
Il ruolo del deuteronomista
Riguardo alla datazione della fonte, molti sostengono che sia da porre in relazione alla scoperta del “rotolo del Tempio” al tempo del re Giosia (2 Re 22-23) ossia nel 622 a.C. Gli studi sul Deuteronomio ebbero grande impulso grazie agli studi di Martin Noth sulla cosiddetta “opera deuteronomistica”.
Egli sosteneva che un solo autore, vissuto ai tempi dell’esilio, scrisse la sua opera a Mizpa o a Betel, dunque in Giudea e non a Babilonia. È la storia della fedeltà di YHWH alle sue promesse e dell’infedeltà di Israele alla Legge di Mosè, contenuta nel libro del Deuteronomio.
Essa si estende dal Deuteronomio, una sorta di “introduzione teologica” includendo il libro di Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re. Con ciò il Deuteronomio non farebbe parte del Pentateuco. Esso, invece, includerebbe solo i primi quattro libri Gen-Numeri e perciò chiamato “Tetrateuco”.
Per giustificare questa distinzione, Noth sostiene che non esistono testi ispirati alla teologia del Dt nei primi quattro libri del Pentateuco. Questa è il primo dei punti deboli della teoria di Noth. Infatti, nel Pentateuco lo “schema” teologico del Deuteronomio (peccato-castigo-perdono-rinnovamento del patto) è presente anche altrove nel Pentateuco; per esempio, nell’episodio del vitello d’oro (Es 32-34).
Difficile poi pensare che il Dtr (= Deuteronomista) sia l’opera di un solo autore. Il Dtr, invece, appare come una “storia ufficiale” scritta da coloro che diedero forma all’identità degli abitanti della provincia persiana di Jehud, ricostruendo la memoria del passato.
In tale direzione si muovono gli studiosi che, dopo Martin Noth, suddivisero l’opera Dtr in due o tre edizioni successive. Perciò il Dtr non poteva essere l’opera di un solo autore vissuto in una singola epoca. La teoria delle due edizioni (Frank Moore Cross) postula una formulazione dell’opera Dtr all’epoca della riforma cultuale del re Giosia (2 Re 22-23) ed un’altra in epoca esilica.
Altre ipotesi
La teoria, invece, delle tre edizioni postula che il Dtr sia stato interamente composto in epoca esilica (Alfred Jepsen), dal 580 alla fine del VI sec. a.C.
Rudolf Smend riformulò quest’ultima ipotesi, individuando anzitutto uno strato “storico” (il DtrG) che va da Dt 1,1 a 2 Re 25,30, intorno al 550 a.C.; a ciò si aggiungerebbe lo strato “profetico” (DtrP) ed infine quello “monista” (DtrN) che estese il linguaggio deuteromista al resto del Tetrateuco che sarebbe infine stato riunito all’opera Dtr.
A tali principali teorie seguirono altre di non minore importanza, ma che nell’insieme hanno reso la questione del deuteronomista (o del deuteronomismo) assai complessa; come del resto è accaduto per le fonti del Pentateuco.
Il problema è che occorre trovare un ancoraggio storico al presunto “movimento deuteronomista” da cui concretamente provenne la redazione finale del Pentateuco e dei libri storici.