Capitolo 3: il piano audace di No‘omì
No‘omì, consapevole del diritto al riscatto matrimoniale di Rut, elabora un piano: durante la notte, Rut si dovrà recare sull’aia dove Bo‘az dorme, dopo la trebbiatura, e scoprire i suoi piedi (רַגְלֹתָיו raglōtāv) per poi coricarsi lì. Un gesto carico di significato simbolico. Rut esegue con obbedienza e pudore, dicendo:
“Estendi il lembo del tuo mantello su di me, perché tu sei il mio go’el” (Rut 3,9)
Questo gesto richiama l’alleanza matrimoniale, come indicato in Ezechiele 16,8: “stesi il lembo del mio mantello su di te”.
Bo‘az, colpito dalla lealtà di Rut, promette di prenderla in moglie se un parente più prossimo non vorrà farlo.
Capitolo 4: il tribunale alla porta e il lieto fine
Bo‘az si reca alla porta della città – luogo del diritto – e chiama il parente più prossimo. Davanti a dieci anziani, gli offre la possibilità di riscattare il campo di Elimèlekh. L’uomo accetta, ma quando scopre che il riscatto include anche il matrimonio con Rut, rinuncia, temendo di compromettere la propria eredità.
Bo‘az allora acquista legalmente i beni di Elimèlekh e prende Rut come moglie. Il rito si conclude con la consegna del sandalo, segno pubblico della rinuncia al diritto di riscatto (Rut 4,7-8), conforme a quanto previsto in Deuteronomio 25,7-10.
Usanze e leggi della Torah
L’intera vicenda è illuminata dalla legislazione mosaica:
- La legge del Levirato – Deut 25,5-10
Se un uomo muore senza figli, suo fratello o un parente stretto può sposare la vedova per dare discendenza al defunto. Sebbene Bo‘az non sia fratello del marito di Rut, l’applicazione del principio del levirato è estesa per motivi di misericordia. - Il go’el (גֹּאֵל) – Lev 25
È il “redentore” che ha il dovere di riscattare beni o persone cadute in povertà. Bo‘az è un esempio nobile di questa figura, che nella Bibbia è anche un’immagine di Dio stesso, il quale riscatta Israele. - La benedizione finale (Rut 4,11-12)
Gli anziani benedicono Bo‘az e Rut evocando Rachele e Lia, madri d’Israele, e Pères, figlio di Tamar e Giuda. Un riferimento significativo, perché Tamar – come Rut – fu una straniera che contribuì alla discendenza messianica attraverso un’unione fuori dagli schemi.
Rut: nella genealogia di Davide e di Gesù
Il libro di Rut si chiude con una genealogia sorprendente:
“Bo‘az generò ‘Oved, ‘Oved generò Yishai, Yishai generò David” (Rut 4,22)
Rut, la moabita, diventa bisnonna del re Davide. Ma non finisce qui.
Nel Vangelo di Matteo (1,5), la genealogia di Gesù include anche lei:
“Salmon generò Bo‘az da Rahab, Bo‘az generò Obed da Rut…”
Una donna straniera, esclusa per legge dal culto di Israele (cf. Deut 23,4), viene inserita nella linea messianica. Questo fatto teologico è dirompente:
- mostra che la grazia supera i confini etnici e religiosi;
- anticipa l’universalismo del Vangelo;
- rivela come la fedeltà nascosta di una donna straniera possa cambiare la storia.
la forza silenziosa della lealtà
Rut non compie imprese spettacolari. Ma la sua obbedienza umile, coraggiosa e leale costruisce il futuro d’Israele. Attraverso leggi antiche reinterpretate con misericordia, attraverso gesti silenziosi e notturni, Dio prepara la venuta del Suo Messia.
In un tempo in cui “ognuno faceva ciò che gli pareva giusto” (Gdc 21,25), Rut e Bo‘az scelgono la via della giustizia. E da questa giustizia nasce David, e in lui, Gesù.
Un Dio che ama servirsene dei piccoli per fare grandi cose.
Un Dio che – come Bo‘az – stende il suo mantello su di noi.