(Articolo di Cecilia Mariotto)
יֹ֭שֵׁב בְּסֵ֣תֶר עֶלְיֹ֑ון בְּצֵ֥ל שַׁ֝דַּ֗י יִתְלֹונָֽן׃
Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente(Sal 91,1)
Forse qualcuno di noi ha avuto modo di leggere o recitare questo salmo, questa preghiera che cita un “riparo” , un “Altissimo” e un’ “ombra”.
Una preghiera e invocazione verso il Signore che protegge, che vince i nostri nemici, che non permette la nostra sconfitta nè la nostra rovina. E’ l’immagine di un Dio che ci tiene nascosti, al sicuro.
Al riparo dell’Altissimo
Mi ha sempre incuriosito questa metafora che davo quasi per scontata, un po’ come se fossero parole ovvie: D-o protegge, è Altissimo perchè è irraggiungibile, perchè vive là, da qualche parte, in mezzo al cielo, dove non possiamo vederlo, ma dall’alto protegge ogni cosa.
A questo proposito mi ha colpito la radice della parola ebraica עָלָה . Questa parola ha come significato “salire”, “sorgere”.
Salire e proteggere
La cosa che mi affascina è che il riparo, il rifugio, è qualcosa che copre, che nasconde dal pericolo (pensiamo alle tane, alle grotte). Ma il riparo di D-o è il rifugio di qualcuno che sale, che sorge, che compie l’azione di salire e mentre sale ti protegge.
Interessante che la protezione sia collegata ad un’ascesa, qualcosa che salendo fa cambiare prospettiva. Allora possiamo essere “nascosti”, protetti da un riparo.
E’ un rifugio che ha un sapore diverso: nascosti da qualcosa che si fa strada, che sale, un po’ come il sole che sorge.
Qualcosa che non è scuro, sotto cui non devi rannicchiarti perchè lo spazio è poco ed angusto. Tutt’altro. E’ un riparo, una protezione che ci viene donata da un D-o che sale, e lo spazio, i colori, prendono tutta un’altra forma, tutto un altro sapore.
Un sorgere che visita
Tutto questo mi fa pensare al cantico di Zaccaria, testo del Vangelo di Luca:
ci visiterà un sole che sorge dall’alto,
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre
Un sole che sorge, un Dio che sale, che protegge, per risplendere su chi è nella tenebra. Mi fa pensare ad un Dio che protegge portando fuori, aiutandoci a salire le salite, piuttosto che rinchiuderci in una tana, in un nascondiglio da cui non possiamo uscire nel pericolo.
La parola che ci indica un Dio che “sale”, che “sorge” (in ebraico עֶלְיֹ֑ון ) rimanda al sole del sacerdote Zaccaria, che ci presenta un ascendere, un cammino verso l’apertura, verso la “scalata”, verso una prospettiva nuova ed inaspettata.